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Riforma pensioni: chi lascia a 62 anni non potrà arrotondare

domenica 7 ottobre 2018, di Stefania Manservigi

Man mano che la discussione sulla prossima Legge di Bilancio entra nel vivo si delinea sempre più la riforma delle pensioni pensata dal Governo per stravolgere la riforma Fornero, consentendo una maggiore flessibilità in uscita ai lavori.

Ormai la formula della Quota 100 sembra assodata: potrà andare in pensione chi abbia raggiunto almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi anagrafici, requisiti questi ritenuti entrambi indispensabili.

Secondo le ultime indiscrezioni, inoltre, chi usufruirà della Quota 100 per andare in pensione non potrà poi svolgere alcun tipo di attività lavorativa per arrotondare.

Ecco tutte le novità in proposito.

Pensioni, divieto di lavoro per chi lascia a 62 anni

Chi lascerà il lavoro per andare in pensione a 62 anni grazie alla Quota 100 (misura che sembra ormai sempre più sicura) non potrà svolgere alcun tipo di attività lavorativa, nè autonoma nè dipendente, per arrotondare.

Con la nuova riforma delle pensioni, quindi, tornano i divieti di cumulo tra reddito pensionistico e reddito da lavoro che erano stati eliminati nel 2009.

Tuttavia ancora non è stata decisa la formula con cui si renderà effettivo il divieto: tra le opzioni potrebbero esserci il divieto assoluto di reddito, oppure la penalizzazione per chi svolge attività lavorativa nonostante sia in pensione, come succedeva già in passato. Qualora si optasse per questa seconda soluzione, circa la metà della retribuzione percepita dal pensionato potrebbe tornare all’Inps o al Fisco.

La logica alla base di tale divieto è semplice: la riforma delle pensioni pensata da Lega e M5S mira a garantire il ricambio generazionale, favorendo l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. L’obiettivo, infatti, è quello di garantire l’assunzione di un giovane per ogni due lavoratori che vanno in pensione.

Con il divieto di lavoro si vuole evitare, quindi, che le aziende possano assumere pensionati a un costo più conveniente.

La nota nel Def

A spiegare il meccanismo che si intende creare con la prossima riforma delle pensioni è proprio una nota di aggiornamento del Def che sottolinea come l’attuale regime

«pur garantendo nel lungo periodo la stabilità finanziaria del sistema previdenziale, nel breve e medio periodo impedisce alle imprese il fisiologico turnover delle risorse umane impiegate».

A tal proposito per garantire al mercato del lavoro

«di stare al passo con i progressi tecnologici è oggi necessario accelerare e non ritardare questo processo e dare spazio alle nuove generazioni interrompendo il paradosso per il quale giovani, anche con elevata istruzione, rimangono fuori dal mondo produttivo mentre le generazioni più anziane non possono uscirne».

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