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Riforma delle pensioni, possibili penalizzazioni sugli assegni?
giovedì 27 agosto 2015, di
Al rientro delle ferie torna ad accendersi il dibattito attorno alla riforma delle pensioni, uno dei temi più caldi che il governo Renzi si troverà ad affrontare.
In attesa della Legge di Stabilità, infatti, si torna a discutere sulle possibili soluzioni da adottare per favorire una maggiore flessibilità in uscita.
Tuttavia, sul tema della pensione anticipata e della relativa copertura economica, le ultime notizie non sembrerebbero positive: il viceministro dell’Economia Enrico Morando, a tal proposito, avrebbe lasciato intendere tra le righe che la riforma delle pensioni non può essere considerata una priorità, essendo l’Italia uno dei paesi che spende più soldi per il sistema previdenziale ed essendo le risorse scarse. Ok quindi all’uscita anticipata dal lavoro, ma a costo zero per lo Stato, senza destinazione di ulteriori risorse pubbliche alla causa.
Cosa significa tutto questo? Significa che chi sceglierà di uscire prima dal lavoro, andando in pensione anticipata, potrebbe subire penalizzazioni sull’assegno pensionistico mensile erogato dall’Inps.
Riforma delle pensioni, Damiano chiede spiegazioni su possibili penalizzazioni
Con riferimento alle parole pronunciate da Morando, il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano ha deciso di chiedere spiegazioni dettagliate sulla possibilità di mettere in atto una riforma delle Pensioni senza l’erogazione di alcun aiuto statale. I punti su cui sono stati chiesti chiarimenti sono soprattutto due: l’importo della penalizzazione da un lato e i costi dell’operazione, a fronte dei fondi disponibili, dall’altro.
Riforma delle pensioni, le possibili penalizzazioni sugli assegni
La domanda che ci si pone in questi giorni, dunque, è cosa succederebbe alle pensioni anticipate senza alcun aiuto da parte dello Stato. Secondo le prime stime, il passaggio al contributivo senza aiuti statali potrebbe significare una decurtazione sulla pensione non inferiore al 30%. Secondo Damiano, inoltre, dovrebbero essere date maggiori spiegazioni sulla mancanza di risorse da poter investire sulla flessibilità in uscita che si vuole mettere in atto con la prossima riforma delle pensioni. Secondo i calcoli da lui forniti, infatti, il governo dovrebbe poter contare su circa 80 miliardi di euro risparmiati nel decennio dal 2012 al 2022 oltre ad una previsione di risparmio, nel quarantennio 2020 e 2060, superiore ai 300 miliardi di euro e quindi tutt’altro che pessimistica. Cifre, queste, che dovrebbero consentire di investire sul sistema previdenziale, garantendo la flessibilità in uscita che si desidera ottenere.
Secondo Damiano, inoltre, i costi della riforma delle pensioni non sarebbero eccessivi come stimato dal Presidente dell’Inps Tito Boeri:
“Se si sostiene che, consentendo ai lavoratori di andare in pensione con 62 anni di età e 35 di contributi e con una penalizzazione dell’8%, tutti sceglieranno immediatamente quella soluzione, si è capito poco delle scelte dei lavoratori. Chi fa un lavoro pesante si vorrà ritirare, chi ce l’ha gratificante vorrà proseguire magari fino a 70 anni".