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Riforma delle pensioni 2015, il sistema contributivo non può essere applicato a tutti i contribuenti: ecco perché
mercoledì 27 maggio 2015, di
La via per definire l’impianto della prossima riforma delle pensioni sembra essere sempre maggiormente segnata e un’importante presa di posizione del Governo, arriva per bocca di due Ministri, Poletti e Padoan, che smentiscono categoricamente l’ipotesi di applicare il sistema contributivo di calcolo della pensione alla totalità dei contribuenti.
La possibilità di un’estensione del sistema contributivo di calcolo del trattamento pensionistico, era emersa inizialmente tra le proposte di riforma del sistema pensionistico avanzate da Tito Boeri, all’indomani della sua nomina a Presidente dell’INPS; successivamente il passaggio al sistema contributivo era stato ventilato come strumento per controbilanciare la possibilità della riforma anticipata.
Proprio quest’ultima proposta del comparto pensionistico, che altro non è se non l’estensione della cosiddetta "opzione donna" alla totalità dei contribuenti, sembrava una delle ipotesi di lavoro più quotate per la riforma delle pensioni: concedere la possibilità di anticipare il momento della pensione, rispetto alle soglie previste dalla legge, accettando, in cambio, il passaggio al sistema contributivo di calcolo dell’assegno.
A tal proposito però, arrivano due bocciature nette, quella del Ministro dell’Economia Padoan, intervenuto ieri sera su La7 alla trasmissione televisiva "Di martedì" e quella del Ministro del Lavoro Poletti.
Riforma del Lavoro: le ipotesi in campo
Nel corso del suo intervento, il titolare del Dicastero dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha osservato come il sistema previdenziale italiano, seppur necessitante di un intervento di riforma sia ancora
"tra i più stabili tra quelli dei Paesi avanzati e dobbiamo andarne fieri (...) alla fine il sistema è sempre stato migliore di prima"
Dopo ogni intervento di riforma, in altre parole, il sistema previdenziale è stato migliorato, proprio per questo, anche nella prossima legge di stabilità, non è posssibile tornare indietro, cancellando la riforma Fornero, ma solo migliorarla.
Stesso discorso vale per la possibilità di estendere il sistema contributivo alla totalità dei contribuenti:
"Si può immaginare una transizione da due a un solo sistema nel lungo periodo, ma se la domanda è, state pensando a misure ora, la risposta è no".
Tra le ipotesi di riforma che rimangono ancora in ballo, comunque, rimane quella della pensione anticipata o, più in generale, della cosiddetta flessibilità in uscita. Nella cornice tracciata dalla riforma Fornero, che sarà comunque mantenuta, sarà verificata la possibilità di attuare nuove modalità di flessibilità in uscita, ampliando "lo spettro di possibilità per i pensionati".
In ogni caso, il punto da tenere fermo, almeno dal punto di vista prettamente economico, è quello della sostenibilità della riforma. La flessibilità in uscita sarà, quindi, in ogni caso possibile
"con un piccolo costo da pagare per garantire la sostenibilità del sistema. In economia c’è un problema di ricerca di equilibrio, troveremo un equilibrio anche in questo"
Perché il passaggio al contributivo è stato scartato
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il titolare del ministero del Lavoro, Poletti, che ha recente dichiarato che il passaggio al sistema contributivo per la totalità dei contribuenti non può essere considerata un’ipotesi ragionevole. Ciò perché
"Se volessimo applicare una regola come questa dovremmo intervenire su tutte le pensioni anche le più basse (...) non credo ci possa essere un intervento meccanico: non è sensato, non è logico, non ha ragion d’essere"
Il passaggio al sistema contributivo andrebbe, quindi, a penalizzare i titolari dei trattamenti pensionistici più bassi.
Altri interventi correlati alla riforma delle pensioni
Per quanto riguarda la riforma delle pensioni è stato chiarito anche che un qualsiasi intervento su questo comporto, data la sua delicatezza, richiederà il benestare delle istituzioni europee.
Il prezzo da pagare per attuare la flessibilità in uscita, il vero nodo su cui attualmente si riflette, dipenderà anche dalle risorse necessarie per attuare altri interventi (come la lotta alla povertà, il reddito minimo e il potenziamento degli ammortizzatori sociali) e dalle risorse necessarie per finanziare tali interventi.
Un grande punto interrogativo permane riguardo ai vitalizi dei politici, riguardo ai quali, secondo Poletti, occorre ancora comprendere quali sono diritti acquisiti e quali sono privilegi ingiustificati.