Home > Altro > Archivio > Pensioni co.co.co e co.co.pro e contributi. Come i precari pagano qualcosa (…)
Pensioni co.co.co e co.co.pro e contributi. Come i precari pagano qualcosa che non avranno mai
martedì 25 marzo 2014, di
Pensioni co.co.co e co.co.pro, una pia illusione? Mentre la politica italiana discute di tagli che probabilmente non vedranno mai la luce – soprattutto a causa dei veti incrociati da parte di gruppi di interesse impegnati a tutelare categorie già super protette – si consuma, nell’indifferenza pressoché generale, lo scandalo dei contributi previdenziali estorti ai lavoratori precari i quali, per la stragrande maggioranza, non saranno utili a maturare il diritto alla pensione.
Il nodo del minimale contributivo
La questione, infatti, è puramente aritmetica: se ai lavoratori dipendenti e autonomi viene comunque garantito un accredito contributivo minimo, sotto il quale non si può scendere (neanche se la retribuzione è inferiore), la cosa è ben diversa per i lavoratori parasubordinati. Nel loro caso, infatti, i committenti pagano sì i contributi alla gestione separata, ma calcolati sui compensi effettivamente erogati e senza tener conto di alcun importo minimo. Facendo due conti relativi ai minimali di legge per il 2014, ciò significa che il lavoratore parasubordinato (co.co.co, co.co.pro, lavoratori occasionali, eccetera) si vedrà riconosciuto un anno di accredito contributivo solo se avrà guadagnato almeno 1.293 euro al mese. Una cifra lontanissima dalla realtà di questo tipo di lavoratori i quali, più verosimilmente, impiegano due mesi per raggiungere tale somma. Ecco che, quindi, dovranno lavorare due anni per ottenere dall’Inps il riconoscimento di un solo anno di contributi utili ai fini pensionistici.
Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 dovrà accontentarsi della pensione sociale?
E’ chiaro che il lungo cammino verso la pensione per i lavoratori cosiddetti precari appare a dir poco accidentato. Certo l’allarme in merito non è nuovo, ma ieri lo ha ribadito anche il quotidiano economico Italia Oggi:
Probabilmente la maggior parte di coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 dovranno accontentarsi dell’assegno sociale.
La gestione separata è la gallina dalle uova d’oro dell’Inps
Una questione dagli aspetti a dir poco paradossali: siamo davanti all’estorsione contributiva nei confronti di lavoratori meno tutelati (e meno retribuiti) che vedranno buona parte di ciò che hanno versato all’Inps finire direttamente nel calderone dei contributi silenti, utili cioè solo a ripianare la voragine delle altre gestioni: infatti, quella degli autonomi perde 12 miliardi l’anno, quella dei dipendenti circa 1, mentre la gestione separata solo nel 2012 ha incassato 8,6 miliardi di euro. Una situazione certificata anche dalla Corte dei conti (delibera 101/2013) ma che non sembra prossima a cambiare, anzi: in meno di vent’anni l’aliquota contributiva a carico dei lavoratori parasubordinati è già salita dal 10 al 28 per cento, ed è destinata ad arrivare a quota 33 per cento entro il 2018.