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Pensioni: avanza l’ipotesi "super prelievo". Coinvolgerà 555mila persone, ecco chi sono

lunedì 1 luglio 2013, di Marta Panicucci

Dopo la pesante bocciatura della Corte costituzionale al contributo di solidarietà applicato alle pensioni più alte il Governo ha promesso il suo impegno "per trovare altre strade." L’idea che muove queste proposte politiche è l’esigenza di riportare più uguaglianza nel paese, intervenendo anche nel delicato campo delle pensioni.

La corte costituzionale ha detto "no", ma il governo non si ferma e cerca una scappatoia, costituzionalmente accettabile, per far pagare di più a chi guadagna di più, secondo la regola base della tanto invocata equità.

La bocciatura

Con la sentenza 116/2013 la Corte ha negato la possibilità di applicare un contributo di solidarietà sulle pensioni superiori a 90mila euro. Già a ottobre scorso la Corte si era pronunciata negativamente circa un contributo di natura simile a quello di solidarietà appena bocciato, da applicare sugli stipendi dei dipendenti della Pa che superano la stessa cifra.

La ragione alla base delle due sentenze di bocciatura è la stessa: secondo l’articolo 53 della costituzione tutti i redditi dei cittadini sono uguali e ogni tipo di misura fiscale deve essere pensata in modo proporzionale alla capacità contributiva del cittadino.

La legge pensata dal governo invece aveva proposto tipi di contributi diversi a seconda della categoria di lavoratori o pensionati. Ai dipendenti della pubblica amministrazione si chiedeva ad esempio il 5% della quota di reddito lordo annuo superiore a 90mila euro, per stipendi sopra i 150mila euro il contributo di solidarietà previsto era del 10%. Per quanto riguarda le pensioni, a queste si voleva tagliare un 15% della parte che accedeva i 200mila euro.

Unico scalino rimasto tutt’ora in vigore, perchè coinvolge tutte le tipologie di contribuenti, lavoratori privati, pubblici, autonomi e pensionati, è quello del 3% lordo e deducibile sui guadagni superiori ai 300mila euro.

Il super prelievo

Il governo ha assicurato l’impegno a tornare seriamente sul punto, soprattutto per "incidere sulla sperequazione all’interno della spesa pensionistica", ha dichiarato Carlo Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali.

Per evitare un nuovo "stop" da parte della Corte è necessario che i contributi di solidarietà non siano distinti da categoria a categoria; in questo senso la strada più universale e costituzionalmente accettabile è di certo il prelievo fiscale. Come sottolinea Dell’Aringa questo è il mezzo più adatto per

per dare al siste­ma quella progressività che sola può garantire una maggiore uguaglianza dei redditi.

L’idea potrebbe essere quella di introdurre un super prelievo, previsto sopra una certa fascia di reddito (magari i 90mila euro del contributo bocciato dalla consulta), oppure quella di ampliare il meccanismo attualmente in vigore che non può essere considerato una "super aliquota" dal momento che è deducibile per il 43% dall’imponibile restando una aliquota dell’1,71%.

Contribuenti coinvolti

La platea dei contribuenti coinvolti da questa aliquota non è amplissima, almeno stando ai dati dell’agenzia delle entrate. I cittadini infatti che dichiarano al fisco di guadagnare più di 90mila euro sono 555.294, l’1,35% del contribuenti italiani. Il 57,9% di loro è lavoratore dipendente, un altro 28,3% è rappresentato da pensionati e i lavoratori autonomi sono il 13,8%.

Più si sale con il reddito e più scende ovviamente in numero dei contribuenti interessati: sopra i 100mila euro di reddito lordo annuo si collocano 428.032 persone, l’1% del totale; sopra i 150mila sono in 156.728, lo 0,38% e sopra i 300mila, solo 31.752 contribuenti. Quest’ultimi al momento sono gli unici colpiti dal contributo di solidarietà in vigore, quello del 3% lordo, l’1,71% netto.

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