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Munchau: l’austerity? È stata solo posticipata. Ecco qual è il vero problema
lunedì 3 giugno 2013, di
Wolfgang Munchau parla dell’austerity in Europa: l’era del rigore fiscale non è affatto conclusa, è stata soltanto posticipata. Il vero problema d’Europa? Scrive l’autore: è che funziona e si comporta come un’economia chiusa, ma viene gestita come se fosse la semplice somma delle sue componenti.
Austerity: il mostro in un film di serie B
L’era dell’austerity è davvero finita la scorsa settimana? È questo il messaggio che emerge guardando ai titoli dei principali quotidiani da quando la Commissione Europea ha deciso di concedere più tempo a cinque paesi dell’Eurozona, per raggiungere i rispettivi target sul deficit. Il messaggio da Bruxelles è questo: smettiamo di concentrarci sull’austerity è occupiamoci delle riforme strutturali.
Temo che questo apparente cambio di politica sia più che altro una scelta tattica adottata dai campioni dell’austerity. Perché più che abbandonata, l’austerità fiscale è stata semplicemente posticipata. Mi domando infatti come si possa pensare che questa situazione sia un sollievo. Inoltre, visto che le riforme strutturali sono per definizione strutturali, non avranno alcun effetto nel breve termine. Ad ogni modo, al momento concentriamoci sull’austerity.
Le ultime previsioni della Commissione parlano di un’importante riduzione del deficit strutturale del settore pubblico dell’Eurozona, dal 3.6% del Pil nel 2011, alle proiezioni per il 2013 al 1.4% e per il 2014 al 1.5%.
I dati mostrano come, ancor prima dell’inversione a U da parte di Bruxelles, era già chiaro che la prima grande fase di aggiustamento fiscale si sarebbe conclusa entro quest’anno. Infatti, la maggior parte degli aggiustamenti è avvenuta nel 2012, ma come il mostro di un film di serie B, l’austerity risorgerà tra il 2015 e il 2016, quando i paesi dovranno raggiungere i propri obblighi fiscali ed i target posticipati qualche giorno fa. Credo che per allora la maggior parte dei paesi non sarà riuscito a risolvere i problemi del settore bancario e che l’intero quadro di crescita sarà ancora scarso perché le condizioni di accesso al credito continueranno ad essere proibitive. L’austerity tornerà e sarà come un ciclo.
Tassi di interesse, Germania e inflazione: relazione complicata
Ciò che rende inutilmente complesso il discorso sull’economia politica è la confusione intellettuale che aleggia sulla natura macroeconomica dell’unione monetaria. Ciò che sta accadendo all’Eurozona è più semplicemente comprensibile in termini macro-economici.
Prendiamo ad esempio il recente dibattito sulla possibilità o meno di un taglio ai tassi di interesse da parte della banca centrale. È stato assolutamente sbagliato, spiegano alcuni conservatori, dichiarare che un taglio ai tassi di interesse avrebbe causato un innalzamento dell’inflazione in Germania. L’unica inflazione che può logicamente esistere nell’unione monetaria è quella a livello comunitario: perché ovunque nell’unione la moneta dovrebbe essere la stessa. Certamente, i prezzi possono fluttuare di paese in paese, è normale che i prezzi aumentino in certi paesi e si abbassino in altri. Fino a quando l’inflazione aggregata sarà immobile, non ci sarà alcuna ragione di preoccuparsi dell’inflazione tedesca o spagnola. Questo è tutto ciò che serve sapere.
La stessa nube aleggia sopra al dibattito della politica fiscale. Sono consapevole che la politica fiscale sia una questione nazionale, tesa tra minacce e regolazioni, ma da una prospettiva macroeconomica, l’Eurozona è ancora ben compresa come unità fiscale. Superato questo gradino, non è difficile notare come l’austerity abbia inflitto danni ingenti.
Stimolo in Germania: quali effetti?
Sappiamo che con i tassi di interesse vicino allo zero i moltiplicatori fiscali aumentano. Non sorprende dunque che l’aggiustamento fiscale strutturale del 2.2% negli ultimi due anni abbia prodotto una crescita negativa per il 2012 ed il 2013. Visto che c’è poco spazio di manovra al sud, l’unico modo logico per l’eurozona di evitare tale estrema austerità è che la Germania accetti lo stimolo fiscale.
Ora, so che la Germania ha incrociato le braccia imponendo agli altri le proprie regole fiscali domestiche. Ma una volta che ci si muove dalla prospettiva nazionale a quella comunitaria dell’Eurozona, bisognerebbe rendersi conto che certe leggi possono diventare restrittive. Di recente, mi sono imbattuto in una discussione riguardo al possibile stimolo fiscale in Germania che non avrebbe effetto benefico sui paesi del Sud poiché, da questi, la Germania importa troppo poco. Coloro che fanno questo tipo di osservazioni non si sognerebbero mai di analizzare le dinamiche dell’economia statunitense a partire dall’andamento dei distretti federali. Ma in questo caso è esattamente ciò che fanno.
Il vero problema?
Nonostante la crisi del debito, l’Eurozona funziona esattamente come una grande economia chiusa. Il problema è che viene gestita e analizzata come se fosse la semplice somma dei suoi componenti. Il tragico errore della classe politica dell’Eurozona è quello di continuare a commettere lo stesso errore di valutazione. Stesso vale per l’austerity che, a sua volta, tornerà.
| Traduzione a cura di Federica Agostini | Fonte: Financial Times |