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Multe stradali, nel 2015 aumentano gli importi e anche il ricorso costa di più
lunedì 5 gennaio 2015, di
Multe stradali, il 2015 sarà ricordato come l’annus horribilis per gli automobilisti? I presupposti, purtroppo, sembrano esserci tutti: dal 1 gennaio, infatti, è scattato l’aumento biennale di tutti gli importi, pari allo 0,8 per cento. Un incremento, è giusto dirlo, che non incide in maniera così significativa, come avevamo raccontato pochi giorni fa. Tuttavia, se ad esso aggiungiamo i maggiori costi legati al contributo unificato a alle spese di notifica (per chi intende impugnare il verbale davanti al giudice di pace), il conto a carico dei guidatori italiani si fa sempre più salato.
Come cambia il ricorso al giudice di pace
Di fatto, per gli automobilisti che ritengono di aver subito un’ingiusta sanzione, si aprono sostanzialmente due vie: il ricorso al prefetto o al giudice di pace. Se nel primo caso l’operazione resta gratuita, la seconda strada si arricchisce di nuovi balzelli. D’ora in poi, le spese di notifica degli atti per le liti di minore entità (entro i 1033 euro di valore), spetteranno al ricorrente. Difficile dire con precisione di quali cifre si stia parlando, visto che gli importi relativi alla consegna degli atti ad opera degli ufficiali giudiziari dipendono da un’indennità fissa e una chilometrica. Certo è che più lontano da casa è il luogo nel quale viene registrata l’infrazione, più si rischia di dover pagare.
L’aumento del contributo unificato
Come se non bastasse, è necessario ricordare l’aumento del contributo unificato: dall’anno della sua introduzione (il 2010) non ha fatto altro che rincarare. Anche qui, prendendo solo in considerazione le multe di lieve entità, il conto è passato da 30 euro fino agli attuali 43 euro.
Insomma, l’attuale Governo sembra intenzionato a proseguire lungo la strada del salasso a carico degli automobilisti: numeri alla mano, dall’introduzione del contributo unificato in poi i ricorsi contro le multe, in particolare quelli al giudice di pace, sono crollati. Così facendo, si è arrivati a limare un diritto – quello dei cittadini meno abbienti di opporsi a sanzioni ingiuste – solo ed esclusivamente in nome di logiche meramente contabili.