Materie prime in profondo rosso con il super-dollaro

Il boom del dollaro americano sta indebolendo sempre più le quotazioni delle principali materie prime, storicamente correlate in modo inverso all’andamento del biglietto verde. La forza del greenback può essere spiegata con le aspettative di rialzo dei tassi di interesse negli Usa già durante il prossimo meeting di dicembre, ma anche con la solidità mostrata dall’economia a stelle e strisce con gli ultimi dati macroeconomici pubblicati. In particolare il mercato del lavoro ha evidenziato un’ottima capacità di creazione di posti di lavoro, con la disoccupazione che è scesa al 5% sui minimi da aprile 2008.

Alla forza del dollaro fa da contraltare la debolezza delle commodity, in particolare i metalli preziosi. L’oro è in caduta libera da qualche giorno, con i prezzi che sono crollati a 1.085$ l’oncia dopo aver toccato il massimo più alto da fine giugno in area 1.190$ poco meno di un mese fa. Ora i prezzi potrebbero andare ad attaccare il bottom annuale di 1.070$ toccato il 20 luglio scorso e magari approfondire il ribasso fino alla soglia psicologica dei 1.000$ l’oncia. Non se la passa meglio l’argento, che ha visto la propria quotazione sprofondare in area 14,3$ sui minimi da quasi due mesi.

Il metallo grigio rischia seriamente un sell-off da capogiro, nell’ordine di diversi punti percentuali, nel caso in cui dovesse perdere anche il supporto chiave di lungo periodo di area 14$ l’oncia. Sta colando a picco anche il platino, che oggi è sceso a 881$ sui minimi da quasi 7 anni. Negli ultimi tre anni il platino ha visto il proprio valore deprezzarsi dell’80% circa. Giù anche il palladio in area 570$, ma ora anche il petrolio sembra essere a rischio crollo. L’oro nero è sceso sotto i 43$ al barile, ma potrebbe ben presto andare a testare i bottom di lungo termine posti in area 38$ al barile.