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La Mafia di Riina era dittatura mentre ora quella a Ostia è totalitarismo

venerdì 17 novembre 2017, di Alessandro Cipolla

“La Mafia qui non esiste”. Questo è il mantra che si sente ripetere da molti degli abitanti di Ostia Nuova, ormai circondati dai giornalisti dopo la testata di Roberto Spada all’inviato di Nemo Daniele Piervincenzi.

Nel giorno in cui muore Totò Riina e alla vigilia del ballottaggio a Ostia, ecco dunque che la frase sulla non esistenza della Mafia ci riporta a quando le stesse parole venivano usate anche in Sicilia. La differenza però è che quella malavitosa nell’isola è una dittatura, mentre i nuovi boss mirano più a una sorta di totalitarismo.

La Mafia di Totò Riina

Un giorno dopo aver compiuto 87 anni è morto Totò Riina, storico boss di Cosa Nostra da tempo malato che è spirato nel carcere di Parma dopo che, suscitando anche caso mediatico, il Tribunale gli aveva negato i domiciliari per motivi di salute.

“U Curtu” come era soprannominato Totò Riina infatti stava scontando in carcere ben 26 ergastoli dopo essere stato accusato di qualcosa come 200 omicidi. Dopo Bernardo Provenzano quindi se ne è andato con tutti i suoi segreti anche l’altro storico capo della Mafia siciliana.

Totò Riina infatti non si era mai pentito è rappresentava in pieno il prototipo di quei mafiosi vecchio stampo, sanguinari e omertosi fino all’ultimo, che hanno caratterizzato Cosa Nostra in Sicilia.

Tutti sanno chi era Riina e di quali crimini si sia macchiato. Ora che è morto e si cerca di analizzare la sua vita, appare lampante la differenza tra un personaggio come “U Curtu” e nuovi boss emergenti.

La Mafia dei Corleonesi può essere definita come una sorta di dittatura in Sicilia. Spietata e sanguinaria negli anni della guerra contro i clan rivali e nella stagione delle Stragi, ai vari boss interessavano solo i soldi e mantenere il proprio potere invece che apparire.

Naturalmente erano altre epoche, ma anche il fatto che di Matteo Messina Denaro, quello che in questo momento è considerato il capo di Cosa Nostra, esista praticamente soltanto una sola foto sbiadita ci fa capire come il basso profilo fosse indispensabile in Sicilia per poter comandare.

Prendiamo a esempio la cittadina di Caccamo, comune di 8.000 anime in provincia di Palermo che in pratica dal 1994 al 2001 è stata commissariata in maniera ininterrotta senza avere quindi un sindaco.

A comandare a Caccamo da sempre è la cosiddetta Mafia delle Madonie, tanto da farne uno dei luoghi simbolo di Cosa Nostra. Se andate però a leggere le statistiche relative alla criminalità durante gli anni del commissariamento, vedrete che il piccolo Comune è una sorta di oasi felice.

Nessun omicidio o attentato né tanto meno furti o rapine. Insomma a Caccamo non esisteva neanche la micro criminalità perché, dove c’erano i boss, non doveva volare neanche una mosca per non attirare le attenzioni dello Stato.

A boss come Riina e Provenzano quindi interessava solo controllare il territorio, gli appalti e tutti i vari traffici. Delle notorietà mediatica e dell’ammirazione del popolo non ne poteva importare di meno e ne avrebbero fatto volentieri a meno.

Ecco dunque che la loro Mafia è paragonabile a una dittatura, come quelle militari in Sud America o in Africa dove chi sta al potere poco interessa di essere amato dai propri cittadini ma soltanto di poter esercitare il potere arricchendosi.

Il totalitarismo dei nuovi boss

In tutti i giornali la notizia della morte di Riina compare assieme alle immancabili novità riguardanti Roberto Spada, il membro della famiglia malavitosa di Ostia finito ora agli arresti dopo aver rotto il naso con una testata al giornalista Piervincenzi.

Ecco dunque che tra le altre cose abbiamo assistito a Domenico Spada, campione di pugilato e cugino di Roberto, andare in televisione per denunciare un presunto accanimento giudiziario verso la sua persona e la sua famiglia.

Indagando nella vita di Roberto Spada, ecco spuntare fuori foto e post sui social, manifestazioni pubbliche e anche una chiara presa di posizione politica durante le ultime elezioni di Ostia arrivate dopo due anni di commissariamento.

Da nome temuto soltanto a Roma, ecco che di colpo ora tutta l’Italia è venuta a conoscenza della storia della famiglia Spada e dei loro processi con relative condanne. Per gran parte degli abitanti di Ostia Nuova però Roberto è soltanto una persona che molto ha fatto per il quartiere a differenza dello Stato che è assente.

In tanti citano le palestre dove i bambini possono andare gratis, parlando di tanti ragazzi che sono stati tolti dalla strada proprio grazie all’esistenza di questi centri sportivi. In più l’idea generale che ci si è fatti è quella di un Roberto Spada che ambiva a essere una sorta di punto di riferimento universale per il quartiere.

Fermo restando che qui stiamo parlando di un incensurato e che quindi la presunzione di innocenza è d’obbligo, ma il tipo di comportamento degli appartenenti alla famiglia Spada è diametralmente opposto a quello della Mafia siciliana.

Si può parlare quindi di ambizione totalitaria dove, oltre al controllo del territorio e degli affari, si punta anche all’essere amati e apprezzati dai concittadini tentando pure di indirizzare quello che dovrebbe essere la vita sociale del quartiere.

In barba al basso profilo da sempre portato avanti dai vecchi boss, le nuove generazioni quindi vogliono invece visibilità ambendo anche a creare un forte consenso sociale nei propri confronti.

Un modus operandi questo che ricorda un po’ quello del re del narcotraffico Pablo Escobar, che regalava soldi alla sua gente fino al tentare la carriera politica per poter rappresentare il suo “popolo”.

Anche il recente arresto di alcuni giovani boss calabresi che ostentavano sui social il loro potere è un segno di questo cambiamento. Una criminalità quindi che non bada più soltanto al profitto ma vuole ritagliarsi anche uno spazio di primo piano nel panorama sociale.

Un po’ quindi come Stalin e Mussolini che non volevano soltanto comandare in Russia e in Italia, ma anche essere amati dal proprio popolo. Anche nella criminalità quindi non si vive più di solo profitto ma anche di sentimenti, soltanto che purtroppo non potrebbero essere più sbagliati.

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