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Lavoro: la fine del sogno americano? (Financial Times)
mercoledì 22 agosto 2012, di
Fino a pochi anni fa, trovare lavoro negli Stati Uniti era un sogno di molti, il famoso Sogno Americano.
Ma negli ultimi decenni, qualcosa sembra essere profondamente cambiato. Cos’è che sta segnando la fine dell’American Dream? Lo leggiamo da un editoriale del Financial Times.
Il mercato del lavoro che non funziona
Nel 2000, stando ai dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti era il più basso tra i membri del G7.
Questo perché in America era facile trovare lavoro e gli stessi Americani si sentivano al sicuro, visto che il tasso di partecipazione attiva della forza lavoro era il più elevato delle sette potenze economiche mondiali.
Ma eccoci al 2012 e il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti raggiunge le vette, e si classifica al terzo posto sul podio dei paesi "più cattivi" del G7. La partecipazione attiva della forza lavoro è scesa "dale stelle alle stalle" e i lavoratori si sentono sempre più scoraggiati e sfiduciati.
| L’illustrazione dall’editoriale del FT |
Cos’è cambiato negli Stati Uniti?
La colpa non è né dell’America di Ronald Regan, né di Bill Clinton. Dunque, perché gli Stati Uniti hanno perso la posizione di vantaggio? La risposta è ben più grande della crisi, poiché il tasso di occupazione ha cominciato a scendere anche prima dell’inizio di questa.
Nel 2000 il tasso di occupazione era del 74%, nel 2006 era già sceso al 72%.
La risposta, dunque, sembra essere quella che riguarda il sistema generale del mercato del lavoro, brillantemente funzionante per più di una generazione, ma ormai inadeguato al nuovo assetto mondiale.
Il bastone e la carota
Fino al 2009, i cittadini americani non potevano ricevere i sussidi di disoccupazione per più di 26 settimane, il ché rendeva necessario accettare lavori anche quando questi comportavano l’allontanarsi da casa o ricevere salari ridotti. A partire dal 2009 tale limite è stato esteso e così alcuni lavoratori hanno collezionato sussidi per ben 99 settimane.
In questo modo, si è spezzato il bastone del mercato del lavoro americano, mentre la carota tende a marcire.
I cambiamenti tecnologici della nostra era lasciano poco spazio alla forza lavoro poco qualificata e il sistema scolastico ha fallito nel preparare una generazione di lavoratori pronti a questo sistema del mercato.
C’è poi la questione delle tasse e dei contributi che normalmente vengono versati anche per i lavoratori con i salari minimi e la crescente percentuale di lavoratori iscritti alle categorie protette, tra i quali purtroppo si contano anche casi non veritieri.
Quale soluzione?
Secondo un report del FMI ci sono alcune questioni alle quali i politici dovrebbero fare maggiore attenzione, come ad esempio la riduzione delle tasse sui contributi per i salari minimi, un sistema di controllo per evitare abusi nelle categorie protette e un’assicurazione sulla disoccupazione autofinanziata, che incentivi i lavoratori a rimettersi in gioco prontamente, anche grazie all’attuazione di una serie di corsi e programmi che rendano la forza lavoro nuovamente appetibile sul mercato.
American Dream
Oggi il sogno è proprio quello di vedere il mercato del lavoro cambiato, visto che nessuna di queste idee ha ricevuto l’attenzione da parte dei leader al comando.
I termini angusti con cui si discute oggi il mercato del lavoro aiutano a comprendere perché gli schemi statunitensi stiano fallendo e diventino una pallida ombra dei modelli negli altri paesi del "mondo ricco".
Per quanto riguarda poi il delicato tema dell’istruzione negli Stati Uniti, nessuno dei candidati sembra essere troppo interessato alla questione.
Il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta segnando lentamente la fine del Sogno Americano ed è un peccato, perché si meriterebbe di meglio.
Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: Financial Times