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La rivolta degli azionisti: nuovi licenziamenti dei manager coi maxi-stipendi
mercoledì 9 maggio 2012, di
Continua la crociata degli azionisti contro i maxi bonus dei manager. Questa volta è toccato a Andrew Moss, amministratore delegato della compagnia assicurativa britannica Aviva che ha rassegnato le sue dimissioni poco meno di una settimana dopo che il 54& degli shareholder dell’azienda ha votato contro il piano di remunerazioni destinate ai top manager della società.
Moss aveva già rinunciato all’aumento del 4,8% del suo salario (che avrebbe portato il suo stipendio annuale complessivo a 1 milione di sterline, circa 1 milione e 200 mila euro), considerando che il titolo dell’azienda, nei 5 anni della sua gestione, ha perso il 60% del suo valore e date le critiche sulla strategia di espansione avviata durante la crisi europea del debito in una situazione di forte recessione, ma agli investitori non è bastato.
Il CEO di Aviva ha ribadito che la sua decisione di dimettersi è stata presa “nei migliori interessi dell’azienda, per fare posto a una nuova leadership”. E comunque, lascerà l’impresa con una liquidazione più che sostanziosa: 960 mila sterline a cui si aggiungono 300 mila sterline per risolvere ogni potenziale ricorso su bonus a lui dovuti, per un totale che si aggira quasi a un milione e mezzo di euro.
La “Primavera degli Azionisti” non ha toccato solo Moss
Nelle ultime settimane sono stati diversi i licenziamenti e le dimissioni a seguito di contrasti tra gli azionisti e i manager sul tema dei bonus e dei maxi stipendi. Il Partito Laburista ha ribattezzato questo fenomeno "Primavera degli azionisti" con un nome che richiama la Primavera Araba che ha dato il via lo scorso anno a trasformazioni strutturali in Medio Oriente.
La scorsa settima è toccato a Ubs e a Barclays, dove gli shareholders (non solo investitori istituzionali ma anche singoli) hanno manifestato malcontento per i bonus e i salari dei manager, considerandoli eccessivi in un momento di crisi economica e di risultati deludenti.
“Viviamo nell’era dell’austerità e se un’azienda vuole pagare un alto bonus a un manager deve dimostrare che ci sono state prestazioni in grado di giustificarlo”, ha affermato un analista di Londra all’Herald Tribune Mark Hoble.
Opposizione da parte dei Governi
Non solo il partito laburista ma anche il Ministro per il Business Vincent Cable ha caldeggiato le ragioni degli azionisti sui salari destinati ai manager sostenendo che dovrebbero essere obbligatori e vincolanti, non opzionali come accade ora.
Anche in Francia, il neopresidente socialista Francoise Hollande aveva parlato durante la sua campagna elettorale di fissare un limite massimo per i compensi dei dirigenti di società pubbliche a 20 volte il salario più basso pagato da un’azienda.