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La Polonia fa marcia indietro. Adotterà l’euro, ma alle sue condizioni. Bruxelles sotto scacco?

mercoledì 14 maggio 2014, di Vittoria Patanè

È passato più un anno da quando la Polonia aveva bloccato il proprio percorso per entrare nell’euro a causa della crisi finanziaria che affliggeva l’Eurozona. All’epoca in pochi si sentirono di darle torto. Chi avrebbe scelto di aderire ad un Unione monetaria in profonda difficoltà quando invece le finanze del proprio Stato erano riuscite a rimanere in equilibrio?

Bruxelles non la prese affatto bene. Un vero e proprio smacco e per di più arrivato da una “Nazione minore”.

Ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e Varsavia adesso sembra pronta a rispettare i patti contratti nel passato.

La Polonia
Adottare l’euro sembra attualmente un passo obbligato per la Polonia, una Nazione entrata nell’Unione europea più di 10 anni fa e che, secondo i patti, avrebbe dovuto passare all’euro nel 2015. Poi la marcia indietro.

Oggi Varsavia rappresenta la terza più importante economia dell’UE (dopo Regno Unito e Svezia) a non utilizzare la moneta unica. Cosa che, guardando ai numeri, non sembra essere poi un errore così grosso: l’inflazione polacca è all’1,7%, il Paese è cresciuto nel 2013 4 volte di più rispetto alla Germania (1,6%), la disoccupazione giovanile è al 27% contro il 40% dell’Italia e il 50% della Spagna.

Le condizioni polacche
Data la situazione e data l’apparente impossibilità di non entrare nella moneta unica (non rispettare i patti contratti con Bruxelles potrebbe essere pericoloso), la Polonia ha deciso di cedere all’euro, ma alle sue condizioni.

Il portavoce del primo ministro Donald Tusk ha infatti dichiarato che Varsavia starebbe vagliando seriamente l’ipotesi di non adottare il meccanismo ERM che prevede che, prima di adottare la valuta comunitaria, un Paese ancori la propria moneta all’euro per due anni. Lo scopo è quello di evitare fluttuazioni importanti dei tassi di cambio. Questo permetterebbe a Varsavia di velocizzare l’entrata nell’euro, ma si scontrerebbe con le regole seguite fino ad oggi dall’UE.

Krzysztof Bielecki, consigliere di Tusk, ha infatti affermato:

"La zona euro deve dimostrare la sua ragion d’essere politica. Posso dunque immaginare che, nel quadro del rafforzamento dell’integrazione politica, la Polonia possa ricevere una proposta di adesione alla zona euro, ma senza passare per i due anni del sistema ERM II". Se infatti dovessimo entrare nell’euro attraverso il meccanismo ERM II, la questione sarebbe ritardata di anni, oltre al fatto che il sistema non corrisponde più alla realtà europea".

Parole chiare che però non piacciono a Bruxelles. Perché? Perché non rispettare il diktat dell’ERM II vorrebbe dire mettere da parte il trattato di Maastricht.

Attualmente però la Commissione europea starebbe vagliando una via di fuga: constatare che lo Zloty abbia rispettato il criterio dei due anni, senza aver ufficialmente preso parte all’ERM II.

La Costituzione polacca
Ma ci sarebbe anche un altro ostacolo all’adozione dell’euro da parte della Polonia. Entrare nell’Eurozona infatti comporterebbe delle modifiche costituzionali che però possono essere effettuate solo ottenendo una maggioranza dei due terzi del Parlamento. Tusk non ha i numeri per averla tanto più che molti rappresentati del Paese credono che Varsavia non abbia subito le ripercussioni della crisi finanziaria internazionale proprio perché non ha aderito alla moneta unica.

Ucraina
A spingere la Polonia verso l’euro però, potrebbero intervenire le tensioni in Ucraina. Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha infatti affermato:

L’eventuale decisione di adottare la moneta unica avrà non solo una dimensione economica e finanziaria, ma soprattutto una dimensione politica, in particolare relativa alla nostra sicurezza. Gli sviluppi in Ucraina dovrebbero spingerci a una più veloce integrazione nell’eurozona."

Dello stesso parere il governatore della Banca Centrale Polacca che ha dichiarato più volte di rivedere i piani sull’euro per ragioni di sicurezza.

Ultima cosa da sottolineare: i cittadini polacchi non vogliono l’euro. A ribadirlo è l’ambasciatore polacco in Francia Tomasz Orlowski:

"Purtroppo il numero di sostenitori dell’euro è ancora basso e il governo non può ignorarli. Oggi la media dei polacchi è più preoccupata dell’aumento dei prezzi che di un’invasione".

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