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Indipendenza Catalogna: martedì alle 18 ci sarà un discorso del Presidente Carles Puigdemont

lunedì 9 ottobre 2017, di Felice Di Maro

Indipendenza e indipendenza no.

Al momento in Catalogna tutte le opzioni sono valide e martedì 10 ottobre - alle ore 18 - dal parlamento catalano di Barcellona il Presidente Carles Puigdemont terrà un discorso proprio sulle prospettive politiche e chiaramente dovrà parlare non solo del referendum di domenica ma anche se ci sarà o meno l’indipendenza della Catalogna.

Dovrà dire se l’indipendenza è da realizzare a breve oppure se è da rimandare. C’è anche come ipotesi improbabile che tutto si concluda con un nulla di fatto, cosa che obiettivamente significherebbe che lo stesso referendum con oltre 900 feriti -alcuni ancora gravi - e con il 90% dei sì è completamente fallito.

Come è noto sabato a Barcellona e a Madrid e anche in altri comuni tra polemiche di fuoco ci sono state manifestazioni non per l’indipendenza della Catalogna ma per il dialogo tra Rajoy e Puigdemont.

Spagnoli e catalani scendono in piazza

Organizzata dalla sinistra, i dimostranti hanno mostrato cartelli con scritta “Parlem?“ ed erano vestiti di bianco con camisetas blancas. Hanno avuto l’appoggio del partito socialista e della sindaca di Barcellona Ada Colau. Hanno chiesto alla politica - senza bandiere se non quella della pace e con palloncini che salivano in cielo - di allontanare l’indipendenza della Catalogna nonostante il referendum che si è svolto. Referendum che è stato anticostituzionale ma valido per il governo della Catalogna.

Domenica 8 ottobre decine di migliaia di dimostranti venuti da tutta la Spagna hanno partecipato ad una grande manifestazione unionista a Barcellona per chiedere ai due protagonisti, Rajoy e Puigdemont, di parlarsi.

Fra gli slogan lanciati dalla folla, i più frequenti sono stati contro il presidente catalano come “Puigdemont in prigione!” e contro il capo della polizia catalana dei Mossos “Trapero traditore!”.

In un comunicato Ansa si legge che secondo Tv3 è stata la più grande manifestazione unionista mai svoltasi a Barcellona. Il tema dichiarato della manifestazione è stato “Prou! Recuperem el seny” cioè Basta!

In sintesi: Recuperiamo il buon senso.

Hanno aderito i popolari del premier Mariano Rajoy e i centristi di Ciudadanos. Il Partito socialista catalano (Psc) ha invitato i suoi militanti e simpatizzanti a parteciparvi. Si può dire che la manifestazione è stata un concentramento nazionale e in un’intervista del giornale spagnolo El Paìs con protagonista Mariano Rajoy (incentrata sulla sfida secessionista) il presidente dell’Esecutivo del governo spagnolo ha dichiarato:

Non escludo la soluzione dura che porterebbe alla sospensione dell’autonomia catalana.

La soluzione dura è stata anche richiesta dai partecipanti alla manifestazione di sabato in contemporanea a quella della sinistra ma chiaramente è stata di tono diverso e cioè centrata sulla difesa della Costituzione e in difesa sulla Spagna “nazione”.

Questa manifestazione è stata organizzata dagli unionisti spagnoli e chiaramente senza nessun riconoscimento per il referendum e contro l’indipendenza della Catalogna. A Madrid, in Plaza Colon, i dimostranti hanno sventolato bandiere spagnole gridando slogan come “Viva la Spagna”, “Sono spagnolo” e “Con i golpisti non si dialoga”. I media hanno diffuso note della manifestazione come “Viva la Spagna” e naturalmente non poteva mancare “Anche la Catalogna è Spagna”.

Su alcuni dei cartelli si è letto anche: “Viva il re”.

Ecco proprio su quest’ultimo cartello mostrato nella manifestazione di Madrid è il caso di soffermarsi perché la Spagna e la Catalogna sono nella Ue, Unione di popoli come viene continuamente dichiarato e non di famiglie reali.

Il discorso del re Felipe VI

Si tenga conto che il re di Spagna, Felipe VI, nel suo discorso due giorni dopo il referendum catalano si è mostrato in TV seduto con alla sua sinistra la bandiera di Spagna e vicino quella dell’Unione europea.

Chiaramente la sua immagine niente ha offerto a livello dei simboli ai catalani che chiedono indipendenza. Con atteggiamento ordinario da re ha caratterizzato il suo discorso con un tono austero proprio per sottolineare la gravità del momento ma niente ha detto sulle cariche della polizia di domenica quando si è svolto il referendum e ha indicato immediatamente i responsabili chiudendo a qualsiasi possibilità di dialogo con le attuali autorità catalane che comunque si voglia o no hanno solo fatto votare, non altro.

Per dare credibilità alle sue accuse ha messo l’accento sul mancato rispetto della legalità da parte degli indipendentisti catalani usando aggettivi netti e precisi. Il re di Spagna ha dichiarato che di fronte a questa situazione i “poteri legittimi dello stato” devono garantire l’ordine costituzionale. L’Ordine costituzionale comanda però anche dialogo che i "poteri legittimi dello stato" si sono rifiutati di fare.

Ecco: chi ha gridato “Viva il re” quali considerazioni ha fatto?

La posizione dell’Unione Europea

L’Unione europea in questo in questo weekend è restata silente. Dopo il referendum di domenica, venerdì 6 ottobre il vice portavoce capo della Commissione Europea Alexander Winterstein durante un briefing con la stampa a Bruxelles ha dichiarato:

Facciamo appello perché si passi dallo scontro al dialogo ma riteniamo che questa sia una questione che deve essere affrontata dalla Spagna, in accordo con il suo ordinamento costituzionale.

La Commissione ha più volte ribadito che una Catalogna indipendente sarebbe automaticamente fuori dall’Ue.

Sul tema in generale si tratta di una regola decisa da Romano Prodi nel 2004 che è stata confermata da Barroso prima e da Juncker poi. Però mentre la posizione della Commissione è chiara è poco coerente perché il primo ministro conservatore della Serbia Aleksandar Vucic ha criticato l’Unione Europea accusandola di “doppio standard e ipocrisia” per aver bocciato il referendum catalano riconoscendo nel contempo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia nel 2008.

Il 5 ottobre il giornale “Il Piccolo” ha dato notizia che sta preparando una lettera ufficiale diretta alla Commissione europea e ai 22 Paesi membri dell’Ue che hanno riconosciuto il Kosovo indipendente tranne Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e la Spagna. In questa lettera si chiederà perché “per la Serbia non valgono gli stessi principi” del diritto internazionale e “gli stessi standard” che valgono per Madrid.

Chiaramente l’Unione europea non ha preso nessuna posizione e il dibattito nel parlamento europeo che c’è stato mercoledì 4 ottobre a Strasburgo ne è una conferma. Ecco la dichiarazione del presidente Antonio Tajani:

Da questo Parlamento parte un appello a sostegno di una riflessione serena e profonda che favorisca il dialogo in Spagna nel rispetto del quadro costituzionale. Nessuno ha gradito gli eventi di domenica. Ma le decisioni unilaterali, compresa la dichiarazione di indipendenza da uno Stato Ue, sono in contrasto con l’ordinamento giuridico europeo e sono destinate a provocare pericolose divisioni.

Naturalmente il dibattito ha affermato un no alla violenza e un sì al dialogo ma proprio quest’ultimo è stato ignorato in Spagna, sia a Madrid e sia a Barcellona e davvero snobbato da Rajoy.

Ovviamente per le tensioni politiche in corso altro non si poteva avere anche se il dibattito poteva essere organizzato meglio, tanto che solo un componente per gruppo ha potuto intervenire oltre all’intervento della Commissione rappresentata da Frans Timmermans che ha detto:

lo Stato di diritto non è un optional. Il diritto di espressione è essenziale ma un’opinione non vale più di un’altra perché espressa a voce alta. Un governo ha il diritto di difendere la legge e questo a volte richiede un uso proporzionato della forza.

Timmermans ha parlato bene e come si vede è stato anche chiaro su Rajoy che è stato anche - in ideal s’intende- assolto per aver usato la guardia civil per impedire l’apertura dei seggi e altro provocando così oltre 900 feriti.

Martedì alle 18 vedremo cosa dirà per l’indipendenza della Catalogna il Presidente Carles Puigdemont .

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