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IMU alla Chiesa: probabile esenzione nel 2013, mancano i moduli. Ma per i cittadini ci sono sempre

martedì 4 giugno 2013, di Vittoria Patanè

Ci sono voluti anni perché il Governo si decidesse a tassare gli immobili commerciali appartenenti alla Chiesa e adesso tutto rischia di andare in fumo.

Allora era servito l’intervento di Bruxelles per far sbloccare la situazione e costringere l’ex premier Mario Monti a varare il decreto sotto minaccia di una salatissima multa per il nostro Paese. Per l’unione europea infatti la situazione precedente era illecita. Ma fino al 2012 è stata condonata.

Ma nonostante in passato i nostri rappresentanti siano stati a dir poco solerti a pretendere dai cittadini italiani, già dissanguati da imposte pesantissime, la prima rata dell’IMU nel 2012, per la Chiesa le cose sembrano funzionare diversamente.

È l’ennesimo paradosso all’italiana, niente di nuovo: nel 2013 probabilmente la Chiesa cattolica non pagherà la celeberrima tassa, ma non perché sia a corto di soldi o sia entrata a far parte di un particolare decreto che implichi l’esenzione, ma perché mancano i moduli.

I fatti

A parlarne è Il Fatto Quotidiano che racconta come entro il 4 febbraio di quest’anno, coloro che avrebbero potuto accedere all’esenzione IMU al 2012, avrebbero dovuto presentare un apposito modulo per dichiarare la propria posizione, seguendo il nuovo iter previsto dal regolamento.

Ma meno di un mese prima qualcosa sembra essere andato storto e il Ministero ha emanato una circolare con la quale esentava gli enti senza fini di lucro e gli enti ecclesiastici a presentare questo modulo. La motivazione è semplice: la mancanza di moduli.

Il paradosso riguarda proprio il fatto che senza moduli e senza un censimento degli immobili soggetti all’IMU, l’imposta non potrà essere pagata.
Perché? Semplice: la legge non è chiara. Non si capisce il modo in cui le attività commerciali si differenziano da quelle senza scopo di lucro, ergo in mancanza di specifiche tecniche, i contribuenti ecclesiastici non possono presentare la propria dichiarazione.

Come se questo non bastasse, non c’è chiarezza neanche su chi dovrà controllare queste dichiarazioni. Il risultato: la tassa non si paga.

A quanto ammonta la perdita?

Ricordiamo ancora le interminabili discussioni riguardanti le modalità di tassazione per la Chiesa e quali edifici avrebbero dovuto pagare. Una cosa è sempre stata certa: i luoghi di culto sarebbero stati esenti dal pagamento, con buona pace di chi ha sempre sottolineato l’ingiustizia di tale decisione.

Il problema è che allo stato attuale dei fatti tutti, tranne i normali cittadini ovviamente, rischiano di godere di questo trattamento.

Poco tempo fa i vertici europei avevano cercato di stabilire l’ammontare dei soldi “evasi” tra il 2006 e il 2012. Tra chi diceva 100 milioni di euro e chi sosteneva fossero 700, c’era chi, esentando i soli luoghi di culto, aveva calcolato una perdita per le casse italiane pari addirittura a 2 miliardi di euro.

Insomma la morale sembra essere questa: i soldi non ci sono, per trovarli occorre imporre tasse, ma solo se esse colpiscono i cittadini.

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