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I problemi della Brexit tra Scozia, dogane, diritti dei cittadini UE e bilanci
giovedì 29 giugno 2017, di
Nicola Sturgeon, premier scozzese al Parlamento di Edimburgo, intende "azzerare" la richiesta di un secondo referendum. Lo scorso marzo aveva chiesto che si tenesse una nuova consultazione in risposta alla Brexit perché gli elettori scozzesi avevano votato per restare nell’Unione europea. Oggi l’esecutivo scozzese intende come ha dichiarato la Premier di "raddoppiare" gli sforzi per assicurare il miglior accordo possibile per la Scozia per l’uscita del Regno Unito e tentare di mantenere la Scozia all’interno del mercato unico europeo.
Sarà possibile?
Theresa May ha ribadito durante il Question Time alla Camera di Comuni in risposta ad una deputata laburista che segnalava lo scetticismo di numerosi cittadini europei residenti nel suo collegio londinese sulle garanzie promesse di considerare "generosa" la proposta avanzata nei giorni scorsi sui diritti dei cittadini dei Paesi Ue che vivono nel Regno Unito dopo che la Brexit sarà attuata, proposta giudicata invece insufficiente da Bruxelles. Naturalmente si tratta di un film già visto ed è difficile fare previsioni ma si stanno con forza evidenziando problematiche che anche se obiettivamente sono già state segnalate avranno un peso sui negoziati che sono solo agli inizi. Riguardano l’economia perché il Regno Unito ha nell’Europa il principale mercato di riferimento dello yachting. Al riguardo il solo timore di quello che potrebbe accadere ha fatto sì che negli ultimi 12 mesi moltissimi hanno trasferito la bandiera dal Regno Unito a bandiere comunitarie come non si era mai visto prima. Quella maltese è diventata la bandiera più frequente per gli yacht.
Si tenga conto che il cabotaggio nei mari italiani non può essere effettuato se non con bandiera comunitaria, quindi i traghetti inglesi dopo l’uscita dall’Unione europea potrebbero non essere più ammessi. Un altro effetto temuto è il rischio di congestione doganale nei porti degli Uk e chiaramente vi è anche la prospettiva che con il reinserimento dei dazi doganali per le merci che vengono acquistate e rivendute nell’Europa si potrebbero attiveranno politiche commerciali che potrebbero essere anche non favorevoli.
Se questo interessa l’UK per i 27 paesi dell’Ue in relazione al bilancio comunitario dopo la Brexit ci saranno problemi finanziari come ha dichiarato il commissario Ue al bilancio Guenther Oettinger nel presentare il documento di riflessione sulle finanze Ue post 2020. Ecco cosa ha detto:
I tagli saranno necessari nei prossimi 10 anni perché non possiamo far finta che niente sia cambiato con la Brexit. Una revisione della spesa sarà necessaria per finanziare le nuove priorità: migranti, lotta al terrorismo e difesa comune. Lo status quo non è un’opzione e per questo dovranno essere fatte scelte dure. Il vero nodo sono le risorse: il gap nelle finanze Ue che nasce dall’uscita del Regno Unito e dai bisogni finanziari delle nuove priorità deve essere chiaramente riconosciuto. Ogni anno mancheranno 10-11 miliardi.}
Il bilancio attuale dell’Unione europea copre il periodo 2014-2020. La Commissione intende rinviare la presentazione della sua proposta per il prossimo quadro finanziario post 2020 alla primavera o all’inizio dell’estate del prossimo anno anziché come previsto dal calendario entro la fine di quest’anno perché a quel punto si conoscerà quali saranno le conseguenze finanziarie della Brexit. Questo perché come ha detto Oettinger "se vogliamo avere le idee chiare dobbiamo prima conoscere le conseguenze esatte della Brexit e le fatture ancora da pagare dopo il 2020".
Niente di nuovo sotto il sole. l’Unione europea va avanti nei suoi piani ordinati dai gruppi finanziari che non sono compatibili con i bilanci degli stati e a fare ancora sacrifici saranno i cittadini europei per il continuo trionfo del capitalismo. Ormai è chiaro i costi della Brexit non saranno solo a carico del Regno Unito ma appare sempre più chiaro che saranno bilanciati tra i 27 paesi.