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Governo Renzi, i conti non tornano: in arrivo la tassa di successione? Sull’Italia aleggia lo spettro della patrimoniale

lunedì 9 giugno 2014, di Marta Panicucci

Dopo le dure critiche arrivate da Bruxelles ai conti dello Stato, il governo starebbe pensando di introdurre una tassa patrimoniale per colmare il deficit dello Stato, partendo proprio dalla tassa di successione.

Il giudizio europeo
"Perché l’Italia raggiunga la conformità ai requisiti del Patto di stabilità e crescita sono necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014". La richiesta arriva dalla Commissione Ue, che nelle sue 8 raccomandazioni all’Italia dà fiducia al piano delle riforme annunciato da Renzi ma chiede di "rafforzare le misure di bilancio". L’Italia, insomma, evita la bocciatura ma viene rimandata a settembre. L’Europa conferma che l’Italia rimane fra i Paesi virtuosi con un rapporto deficit/Pil al di sotto del 3%, ma allo stesso tempo "invita a monitorare il disavanzo strutturale perché, secondo le stime della Commissione, potrebbe essere necessario un aggiustamento aggiuntivo".

E questo ultimo passaggio spinge Brunetta a lanciare l’allarme: "sarà costretto a fare una manovra correttiva da 9-10 miliardi". Dal partito democratico arriva una secca smentita sulla possibilità di mettere a punto una manovra correttiva di questo genere, ma c’è già chi scommette su un ulteriore intervento del governo.

Tassa di successione
Il Ministro Padoan avrebbe già in mente una soluzione: reintrodurre la tassa di successione abolita dal governo Berlusconi nel 2001. Questa tassa farebbe poi parte di un piano più ampio che prevede l’introduzione di una tassa patrimoniale vera e propria. La ricchezza degli italiani, si sa, sta tutta nel patrimonio e nel risparmio: si stimano infatti 9.437 miliardi di euro di ricchezza: 5.767 miliardi in case e terreni e 3.670 miliardi in conti correnti, depositi, fondi, azioni. Potrebbe essere un buon modo per rimettere in ordine i conti dello Stato. Si calcola che una tassa di successione del 20% e con franchigia di 100 mila euro varrebbe per lo Stato circa 40 miliardi di euro all’anno, ovvero il 2,5% del pil attuale.

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