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Germania: meno ore di lavoro e stesso stipendio per chi diventa genitore. E l’Italia?
sabato 18 gennaio 2014, di
L’idea del Ministro tedesco per la famiglia è semplice: garantire ai neo genitori e finché i figli sono piccoli una settimana lavorativa da 32 ore, senza modificare l’importo dello stipendio.
In breve è questo il progetto che la socialdemocratica Manuela Schwesig ha presentato nel corso di un’intervista al quotidiano Bild. Obiettivo del neo Ministro tedesco è di aumentare la percentuale di nascite in Germania.
Quest’idea a sostegno delle famiglie non andrebbe a sostituire il congedo parentale già in vigore, ma si attiverebbe al suo scadere. In sostanza quindi mentre l’Italia apre alla portabilità del cognome materno la Germania propone progetti concreti a sostegno delle neo famiglie.
Natalità in Germania
La nascita di un figlio vuole dire certamente grande gioia per i neo genitori, ma spesso anche grandi problemi lavorativi se lo Stato non prevede norme a loro sostegno. Facilitare i genitori nel corso dei primi anni di vita dei neonati è un ulteriore incentivo alle giovani coppie per decidere di mettere al mondo un figlio.
Ed è proprio per questo motivo che il Ministro per la famiglia ha pensato al "dopo congedo parentale" proponendo la diminuzione delle ore di lavoro con lo stesso stipendio.
Il tasso di natalità in Germania è fermo all’8,4 per mille, il dato peggiore tra i paesi dell’Ue. A spaventare i tedeschi che si interrogano su come facilitare le nascite sono le previsioni che vedono nel 2025 la forza lavoro della Germania ridotta a 6,7 milioni di individui. Tutto questo nonostante un tasso di immigrazione in costante crescita, solo nel 2013 si è registrato un più 10%.
32 ore, stesso stipendio
Il congedo parentale è già previsto dall’ordinamento tedesco e consiste nell’erogazione per un anno del 67% dello stipendio netto percepito dal lavoratore fino al momento della nascita. La proposta del neo ministro andrebbe ad occupare il periodo di tempo successivo allo scadere del primo anno di vita del bambino.
A partire dal secondo anno quindi entrambi i genitori si vedrebbero ridurre l’orario lavorativo a 32 ore settimanali, percependo lo stesso stipendio, per un periodo di tempo che la Schwesig non ha ancora ben chiarito.
Il datore di lavoro sarebbe compensato con un alleggerimento del carico fiscale che andrebbe a colmare la differenza di retribuzione. Il progetto sarebbe finanziato dallo Stato tedesco tramite i 23 miliardi euro previsti per gli investimenti fino al 2017.
E in Italia?
In Italia purtroppo la situazione è molto diversa. Per prima cosa le mamme italiane si sognano la possibilità di stare a casa un anno dopo il parto percependo quasi il 70% dello stipendio. Attualmente il congedo parentale in Italia prevede per i genitori dipendenti un periodo lontano dal lavoro di 6 mesi nei primi tre anni di vita del figlio con una retribuzione pari al 30% dello stipendio.
E mentre la Merkel annuncia l’apertura di nuovi asili nido e il neo Ministro propone le settimana di lavoro corta con lo stesso stipendio di prima, in Italia si discute sul cognome della madre.
In seguito ad una sentenza della Corte dei diritti dell’uomo, che ha intimato all’Italia di rivedere la propria legislazione sul tema, a Palazzo Chigi si sta preparando un Ddl che permetta di scegliere tra il cognome della madre e quello del padre.
Fermo restando la bontà dell’iniziativa è davvero questo quello di cui hanno bisogno le madri italiane?