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Germania: banche rubano €32 miliardi al Fisco, ma in Italia nessuno ne parla

giovedì 15 giugno 2017, di Flavia Provenzani

Uno scandalo, un’evasione fiscale degno dei Paesi più furbetti d’Europa, Italia in primis. E invece no: 32 miliardi di euro sono stati rubati al Fisco in Germania nel corso di 15 anni. Una frode fiscale con dimensioni da capogiro, che ci insegna quanto la nomea di prima della classe della Germania sia lontana dalla verità.

Siamo di fronte alla frode fiscale più grande mai avvenuta dal dopo-guerra in Germania.
Il caso, che la stampa italiana ha pensato bene di omettere di divulgare, crea un enorme precedente, che il Governo italiano potrebbe usare per fare leva nelle trattative e nei rapporti con i burocrati europei. Invece, noi italiani continuiamo a rimanere schiacciati da una gestione politica ridicola con la credibilità di Cicciolina al Parlamento.

Germania: evasione da 32 miliardi. I fatti

Un gruppo internazionale di banchieri, avvocati e agenti di cambio - con legami con il settore finanziario di Londra - sembra aver truffato il fisco tedesco tramite pratiche ritenute non solo non etiche, ma prima di tutto illegali.
Secondo l’inchiesta gli accusati potrebbero aver privato lo Stato tedesco di quasi 32 miliardi di euro. Come nota con sagacia l’emittente tedesca ARD, con quei soldi la Germania avrebbe potuto finanziare innumerevoli riparazioni a scuole e ponti.

Il quotidiano tedesco Die Zeit aggiunge che i 32 miliardi di euro evasi avrebbero potuto coprire il costo dell’accoglienza ai rifugiati per un anno, e sarebbe rimasto anche qualche soldo per fare altro.
I procuratori indagano da tempo. E a poco a poco è emerso come questa evasione fiscale su larga scala sia avvenuta proprio sotto il naso delle autorità e dei ministri delle finanze - compreso quello di Wolfgang Schaeuble, forse troppo impegnato a piegare la Grecia a colpi di austerity.

Lo scandalo tedesco si fa più succoso quando si scopre che le autorità non erano poi del tutto ignare della frode in atto. In alcuni casi si è chiuso un occhio sulle pratiche evasive impiegate non solo da privati, ma anche da alcune delle banche più grandi e autorevoli della Germania e imprese di tutto rispetto.

Come rubare 32 miliardi al Fisco tedesco: guida pratica

Non possiamo riuscire a comprendere a pieno portata delle pratiche utilizzate da banche, istituti finanziari e imprese per frodare il Fisco tedesco, molte delle operazioni sono estremamente complesse. Le fonti che hanno già parlato dell’accaduto, principalmente tedesche e in Italia primo su tutti Voci dall’Estero-, si dividono tra due ipotesi.

Nella prima, le banche e gli agenti di borsa tedeschi hanno acquistato e venduto azioni per conto di investitori stranieri in modo da consentire loro di richiedere un rimborso fiscale per il quale non avevano invece diritto. Molti si interrogano sull’effettiva legittimità della pratica.

Nella seconda ipotesi, più complessa, gli investitori e le banche hanno acquistato e venduto azioni appena subito prima e subito dopo il pagamento dei dividendi. Tramite alcuni documenti cartacei a dir poco fantasiosi e sfruttando una procedura che consente a più persone o istituti di possedere contemporaneamente una quota, hanno potuto richiedere numerosi rimborsi fiscali. La pratica è stata definita illegale nel 2012.

Frode scoperta grazie ad un’impiegata del Fisco

I procuratori tedeschi stanno indagando su una serie di banche - tra le quali istituzioni che sono state espulse dallo Stato - e persone fisiche.
Ma nel frattempo, anche un gruppo di giornalisti tedeschi sta cercando di fare luce sulla vicenda con il sostegno di un esperto dell’Università di Mannheim.
Le loro indagini, divulgate la scorsa settimana, rivelano che, nonostante un avvertimento del Commissario di Stato August Schäfer nel 1992 e la testimonianza di cinque informatori, le pratiche evasive sono state perpetuate nel tempo.
L’inchiesta coinvolge 40 banche tedesche e numerosi altri istituti finanziari in tutto il mondo.

E, come sottolineano i giornalisti tedeschi, alla fine lo scandalo non è stato scoperto da un’autorità nazionale, da un ministro delle finanze o dal sistema giudiziario.
No: è tutto merito di una giovane assistente amministrativa presso l’ufficio fiscale centrale della Germania, che ha notato le continue richieste di rimborsi fiscali enormi provenienti da un unico fondo pensione statunitense.
Anna Schablonski (uno pseudonimo) ha scavato ulteriormente a fondo della vicenda e, nonostante le minacce ricevute, ha iniziato a scoprire altri casi. Al momento sono 30 i suoi colleghi incaricati di recuperare alcuni dei fondi evasi mentre i procuratori stanno portando avanti i casi contro i soggetti coinvolti.

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