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Fincantieri-Stx: nessuna intesa Italia-Francia. L’accordo è rinviato

mercoledì 2 agosto 2017, di C. G.

Il caso Fincantieri che sta contrapponendo Italia e Francia non ha trovato per ora alcuna soluzione e le discussioni sull’accordo sono state rimandate a settembre.

Dopo il blocco dell’investimento italiano sui cantieri navali Stx, tra Roma e Parigi è nata una vera e propria controversia sul ridimensionamento del ruolo di Fincantieri.

La nazionalizzazione senza preavviso operata su Stx ha mandato su tutte le furie il Governo italiano, mentre dallo stesso Belpaese in molti hanno ricordato i 25 miliardi di euro spesi dai francesi per fare shopping in Italia.

Loro Piana, Parmalat e non solo: dopo tutti gli investimenti in Italia, la Francia ha bloccato quello di Fincantieri dando un vero schiaffo alla cooperazione europea. Ma qual è il vero motivo e cosa c’è davvero sotto la scelta di Emmanuel Macron?

La giornata di ieri si è tradotta in un nulla di fatto: Le Maire, Calenda e Padoan si sono incontrati per discutere faccia a faccia sul caso Fincantieri-Stx. Con un’Italia pronta a dare battaglia per il suo 51% e una Francia che ha premuto per un 50% massimo, non è stato possibile trovare alcun accordo e le discussioni sono state rimandate a settembre.

Cantieri Stx: un po’ di storia

Al centro dello scontro tra il Belpaese e i cugini d’Oltralpe ci sono i cantieri navali di Stx France, i più grandi d’Europa. La storia di tali cantieri è più che travagliata: tra crisi e salvataggi, nel 2008 sono stati venduti ai sudcoreani di Stx, mentre il 33% è stato acquisito dalla Francia che ha ottenuto anche il diritto di prelazione, ossia la possibilità di porre un veto sulle scelte strategiche.

Dopo il fallimento dei coreani, per Stx si sono aperte le porte dell’asta che ad aprile 2017 è stata vinta da Fincantieri. Gli italiani, a quel punto, si sono accordati con Stx France per acquisire il 66% delle quote.

Perché, a pochi mesi da quella data, la Francia ha scelto di nazionalizzare i cantieri bloccando de facto l’investimento strategico di Fincantieri e aprendo così le porte ad un vero e proprio scontro con l’Italia?

Le reazioni alla nazionalizzazione di Stx

Con una sola decisione, il tanto ammirato presidente di Francia, Emmanuel Macron, ha sbattuto la porta in faccia agli italiani e ha sottratto l’investimento dalle mani di Fincantieri esattamente un giorno prima della definitiva acquisizione ed esattamente allo scadere del termine per l’impugnazione del diritto di prelazione.

Se da parte italiana la mossa ha sollevato non poche critiche e proteste, da quella francese si è tentato di smorzare i toni e le discussioni. “Non chiamatela nazionalizzazione”, hanno tuonato.
Sullo scontro tra Francia e Italia anche il ministro dell’economia dell’Eliseo, Bruno Le Maire, il quale ha tuonato:

“Il nostro obiettivo è difendere gli interessi strategici della Francia”.

Egli ha definito la criticata nazionalizzazione come un intervento temporaneo non mirato a colpire gli interessi di Fincantieri su Stx, ma volto a negoziare delle condizioni migliori sugli accordi relativi agli stessi cantieri navali.

Nonostante dalla Francia si continui a negare la volontà di colpire direttamente l’Italia, il Belpaese sembra aver interpretato la mossa di Macron come un vero e proprio schiaffo alla cooperazione europea.

In un comunicato congiunto, Calenda e Padoan hanno mostrato tutta la loro contrarietà alla mossa francese giudicata grave e inaccettabile, ma soprattutto tacciata di nazionalismo e protezionismo, due elementi su cui non è possibile regolare i rapporti.

“Per realizzare progetti condivisi servono fiducia e rispetto reciproco”,

che nel caso Fincantieri sono mancati in modo evidente.

La Francia blocca Fincantieri, ma fa shopping in Italia

La rabbia italiana sul caso Fincantieri è tangibile soprattutto se si pensa agli innumerevoli investimenti francesi sul territorio nazionale. Il più recente è stato quello su Telecom Italia: per acquisire il 24,9% della società la Vivendi di Bolloré ha sborsato già 3,4 miliardi di euro. Sempre su Telecom anche Xavier Niel, finanziere di Francia che ha portato la sua partecipazione al 15,1% con 225 milioni di euro.

Tra gli altri investimenti francesi in Italia, che stanno rendendo incandescente il caso Fincantieri, troviamo anche Loro Piana, comprata per 2 miliardi di euro nel 2013 da parte della LVMH. Quest’ultima ha anche comprato Bulgari, con un investimento di 2,16 miliardi di euro.

Contando anche quelli meno recenti come ad esempio Parmalat, in totale gli investimenti francesi in Italia sono stati di 24,9 miliardi di euro, contro gli 11 miliardi spesi invece dal Belpaese.

Cosa c’è sotto?

Quali sono le (vere) motivazioni che hanno spinto la Francia di Emmanuel Macron ad esercitare la prelazione bloccando l’investimento di Fincantieri? Ricordiamo che la società italiana ha comprato il 66,66% dei cantieri Stx ed è proprio questa cifra a non essere andata giù ai francesi.

“Loro (gli italiani) vogliono un controllo più stretto, mentre noi pensiamo che un 50 e 50 sia un buon accordo. Questo fa parte di qualsiasi negoziato, fa parte della vita”,

ha affermato giorni fa il già citato Le Maire. Alla base della scelta francese, però, sono state individuate diverse motivazioni.

Tra alti e bassi i cantieri Stx hanno assunto oggi un ruolo strategico nel comparto navale, sia perché hanno mostrato di avere grande potenziale dal punto di vista tecnologico, sia per le loro opportunità occupazionali, sia per le loro prospettive future (hanno lavoro per i prossimi 11 anni). Da questo punto di vista, la Francia ha impedito l’investimento di Fincantieri per evitare di dover dire addio a tutte queste potenzialità in favore dell’Italia.

L’Eliseo, in altre parole, ha conseguito l’obiettivo strategico di difendere la propria capacità di penetrazione sul fronte dei mercati militari, un obiettivo che sarebbe venuto meno con l’entrata in gioco di Fincantieri.

A spaventare potrebbero essere stati anche i rapporti dell’Italia con la Cina, i quali non hanno permesso alla Francia ad accordare la fiducia all’investimento di Fincantieri. Il timore è sempre stato quello di un saccheggio tecnologico evitato con i sudcoreani nonostante la loro inabilità azionaria.

Motivazioni a parte, ciò che importa è che la mossa della Francia ai danni dell’Italia e di Fincantieri rischia di tramutarsi in un pericoloso precedente nella storia della cooperazione europea. Soltanto a settembre riusciremo a scrivere la parola fine sulla vicenda.

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