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Evasione fiscale: le banche svizzere impegnate contro i movimenti sospetti
venerdì 9 maggio 2014, di
Con la recente decisione di Svizzera e Singapore di uscire dalla lista nera delle nazioni in cui il segreto bancario era difeso dal punto di vista normativo, si delineano nuovi scenari nella lotta all’evasione fiscale. Il paradiso fiscale dislocato nel cuore dell’Europa ha, infatti, deciso di uniformarsi ai criteri di trasparenza fiscale dettati dagli Stati Uniti impegnandosi, con la firma di uno specifico protocollo d’intesa, a fornire, in via telematica e automatica le informazioni bancarie relative ai titolari di conti e dossier titoli attivati nelle banche elvetiche.
Anche se bisognerà aspettare il 2017 affinché questo protocollo d’intesa diventi operativo, permettendo di conoscere ai Paesi di residenza, la situazione patrimoniale dei correntisti stranieri, già da un anno a questa parte, le stesse banche svizzere hanno iniziato ad adottare significative misure contro l’evasione fiscale.
La novità più importante, prevista dal 2017, è che le banche della Confederazione Elvetica, non accetteranno più depositi in denaro, effettuati da soggetti stranieri, senza una dichiarazione preliminare, in cui il cliente attesti, sotto la propria responsabilità, il pagamento delle tasse, previste dal suo paese d’origine, per quei capitali.
Già dal 2013, però, un numero crescente di istituti bancari svizzeri hanno deciso di bloccare i prelievi in contante, effettuati da clienti stranieri, al fine di evitare problemi giudiziari legati alla difesa dell’evasione. Questa misura, del tutto indipendente, dal recente accordo stipulato con l’Ocse circa la trasparenza bancaria, prevede anche che i bonifici bancari di questi stessi clienti, in odore di evasione, siano consentiti solo su conti intestati al medesimo cliente e presenti in paesi già allineati alla normativa sulla trasparenza fiscale.
Il pericolo paventato dalle banche svizzere è quello dell’apertura di un gran numero di contenziosi giudiziari con i Paesi vicini, soprattutto Italia, Francia e Germania. Tuttavia non hanno tardato a farsi sentire gli effetti collaterali, dal momento che dal lato della clientela sono arrivate denunce per violenza privata contro le stesse banche. In questo caso le procure svizzere hanno tutelato le banche dal punto di vista penale, dal momento che le denuncie sono state rese vane, sebbene dal punto di vista civile, i tribunali elvetici abbiano, in seguito obbligato le banche ad autorizzare i prelievi, anche in contanti.
Una grave conseguenza dell’avvio di queste misure è la crescita del fenomeno dello spallonaggio, ovvero dell’esportazione illegale di capitali dai paradisi fiscali al paese d’origine, per mezzo di intermediari e prestanome, in grado di spostare capitale, senza lasciare tracce e senza produrre movimenti bancari. Non solo, anche le tariffe richieste per questo tipo di attività, hanno registrato una crescita esponenziale, passando dall’1%-2% al 5% e arrivando anche al 7% nel caso in cui i capitali vengano fatti rientrare in Italia da paesi più distanti rispetto alla Svizzera.
