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Euro/Dollaro: 3 motivi alla base del rally dopo le misure anti-deflazione della BCE

venerdì 11 marzo 2016, di Nicola D’Antuono

Il tasso di cambio Euro/Dollaro si è mosso ieri in un clima di altissima volatilità, che ha fatto oscillare i prezzi in un range vicino ai 400 pip. Un contesto simile è stato riscontrato l’ultima volta nel corso del meeting della BCE del 3 dicembre scorso, quando il cambio riuscì a rimbalzare dai supporti di area 1,0520 per salire in poche ore in area 1,10. La riunione dell’Eurotower di ieri ha sortito lo stesso effetto e ancora una volta con implicazioni significativamente rialziste. Il cambio EUR/USD è primo sceso fino a toccare il fondamentale supporto di medio periodo di 1,0820, per poi rimbalzare con decisione fino a 1,12 circa. Eppure la BCE ha annunciato nuove manovre monetarie di natura eccezionale per scongiunrare il rischio di deflazione. Cosa è successo?

La mancata svalutazione dell’euro dopo le mosse di politica monetaria ultra-accomodanti della BCE annunciate ieri pomeriggio (taglio dei tre tassi principali, aumento del QE, acquisto di bond aziendali non bancari con rating investment grade, lancio di quattro nuove aste LTRO da giugno prossimo) è riconducibile a tre fattori chiave:

1) BCE ha esaurito gli strumenti monetari per combattere la deflazione.
L’istituto di Francoforte ha tagliato i tre tassi principali su valori incredibilmente bassi. In particolare il tasso di rifinanziamento principale (Refi) è stato portato allo zero e quello sui depositi in territorio ancor più negativo a -0,4%. Mario Draghi ha fatto intendere che probabilmente non verranno effettuati altri tagli, in particolare sul tasso sui depositi, ricercando alternative su ulteriori strumenti non convenzionali non ancora chiariti. In pratica la BCE ha praticamente già messo in campo tutto ciò che poteva per combattere la deflazione. Gli investitori, ormai dipendenti dalla liquidità dell’Eurotower, si sono innervositi e hanno iniziato a comprare euro.

2) Analisi tecnica favorevole a uno scenario rialzista.
Il cambio Euro/Dollaro valeva quasi 1,40 a maggio 2014. Da allora è iniziata una massiccia svalutazione, che ha spinto i prezzi fin sotto 1,05. Il deprezzamento è stato notevole, per di più in pochi mesi. Il mercato aveva già scontato tutte le possibili manovre monetarie ultra-espansive della BCE e ha individuato un’ampia area di minimo sul cambio EUR/USD tra 1,05 e 1,08. A questo punto appare probabile una fase correttiva di breve-medio termine fino a 1,15 o anche fino a 1,17, anche se la tendenza di fondo resta negativa.

3) Debolezza generalizzata del dollaro americano.
Il cambio EUR/USD è volato fino a 1,12 dopo le mosse della BCE anche perché il biglietto verde continua a mostrare difficoltà a riprendere il rally dei mesi scorsi, sia contro le monete principali sia contro quelle emergenti. La debolezza generalizzata del greenback, dovuta soprattutto all’incertezza sulle prossime mosse della FED sui tassi di interesse, potrebbe proseguire nelle prossime settimane, per cui appare quasi improbabile un ritorno dei prezzi sui minimi di 1,05 da qui a fine anno. Le cose potrebbero cambiare solo in caso di ritmo più aggressivo di aumento dei tassi da parte della FED.

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