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Elezioni 2016: Italicum, statuto e congresso. Ecco cosa accadrà nel Pd

martedì 21 giugno 2016, di Antonio Atte

Elezioni 2016: dopo essersi leccato le ferite inferte dai risultati impietosi degli ultimi ballottaggi, per il Pd è tempo di riflettere su una strategia efficace che gli consenta di recuperare il consenso perduto e di arrestare l’emorragia di voti certificata dagli ultimi appuntamenti elettorali.

Anche perché tra pochi mesi, a ottobre, c’è il decisivo referendum costituzionale, a cui il premier-segretario Matteo Renzi ha vincolato la propria permanenza a Palazzo Chigi e, in generale, la prosecuzione della sua carriera politica.

Elezioni 2016: le richieste della minoranza Pd

Il primo effetto della debacle elettorale - le uniche consolazioni per il Pd sono state la vittoria di Beppe Sala a Milano e la riconferma di Virginio Merola a Bologna - lo si può scorgere nella reazione della minoranza dem, dalla quale sono arrivate due richieste che Renzi certamente non potrà ignorare.

In primo luogo, la sinistra riformista (capeggiata dall’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza) chiede di rivedere lo statuto del partito e di vietare esplicitamente il doppio ruolo di segretario di partito e presidente del Consiglio.

Secondo la minoranza dem, la sovrapposizione dei due incarichi nuoce all’organizzazione del Pd e i risultati delle ultime amministrative dimostrano chiaramente che Matteo Renzi, oberato dagli impegni di governo, è incapace di gestire con efficacia il partito di cui è leader.

Ad esempio, Piero Fassino - sindaco uscente di Torino, clamorosamente sconfitto al ballottaggio dalla candidata M5S Chiara Appendino - ha esortato Renzi ad affidare il Pd ad un vice sulla scia del modello tedesco, “dove c’è un leader - il cancelliere - e poi c’è una figura forte, il numero due del partito a cui è affidata la gestione”.

Elezioni 2016: Renzi pensa a nuova squadra Pd

Stando ad alcune indiscrezioni pubblicate oggi dal Corriere della Sera, quel vice potrebbe essere l’attuale ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina.

Sempre secondo il quotidiano di via Solferino, Renzi starebbe pensando ad una nuova squadra, una segreteria politica composta dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dallo stesso Martina, da Vasco Errani, dal governatore toscano Enrico Rossi e dai fedelissimi Luca Lotti e Lorenzo Guerini (fuori dunque Ernesto Carbone e Debora Serracchiani).

Elezioni 2016: la minoranza Pd chiede modifica Italicum

L’altro appello levatosi dalla sinistra dem riguarda la modifica dell’Italicum, la legge elettorale fortemente voluta da Renzi e approvata dal Parlamento l’anno scorso. Gianni Cuperlo, uno dei leader della minoranza Pd, si è fatto portavoce di questa istanza.

Il ragionamento più o meno è questo: quando Pd e M5S arrivano a fronteggiarsi da soli, gli elettori di destra finiscono per appoggiare i secondi (proprio come a Roma e Torino); questo scenario potrebbe ripresentarsi anche alle elezioni politiche, motivo per cui - secondo la minoranza Pd - è necessaria una revisione dell’attuale legge elettorale, che come è noto prevede un doppio turno a correzione maggioritaria con premio alla singola lista anziché alla coalizione.

Elezioni 2016: Renzi rischia al referendum di ottobre

E’ chiaro che l’asse silenzioso tra destra e M5S - entrambi accomunati dall’obiettivo di mandare a casa Renzi e il suo governo - potrebbe formarsi anche in occasione del referendum di ottobre sulla riforma costituzionale.

Renzi ha sempre ostentato sicurezza su questo fronte, arrivando a personalizzare la partita referendaria in una misura giudicata eccessiva anche da esponenti del suo stesso partito. Ma l’esito degli ultimi ballottaggi non potrà non turbare il sonno del premier fiorentino.

Elezioni 2016: Renzi tira dritto

Renzi però tira dritto, respinge le richieste di dimissioni avanzate da alcuni parlamentari della minoranza (come Davide Zoggia) e non intende concedere alcunché alla sinistra del suo partito.

Intanto i riflettori sono puntati sulla direzione di venerdì prossimo, quando in casa Pd si farà il punto della situazione dopo la deludente tornata elettorale.

Ma lo snodo cruciale per il futuro dei dem sarà il probabile congresso di ottobre, chiesto a gran voce dal presidente del partito - e commissario del Pd romano - Matteo Orfini. E tra referendum costituzionale e congresso, l’autunno 2016 per i dem si preannuncia particolarmente caldo.

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