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Draghi non vede rischi di deflazione. EUR/USD vola sopra 1,36
venerdì 7 febbraio 2014, di
Ieri la BCE ha lasciato i tassi di interesse fermi allo 0,25%, il livello più basso dall’introduzione dell’euro. L’ultimo taglio al costo del denaro nell’eurozona risale allo scorso novembre, quando i policy makers di Francoforte decisero di abbassare i tassi per allontanare lo spettro della deflazione. Tuttavia, ieri Mario Draghi ha sottolineato che in realtà non esiste alcun rischio di deflazione. Infatti, secondo il governatore della BCE, l’area euro sta sperimentando semplicemente una fase di bassa inflazione che più avanti sarà seguita da una “graduale ripresa dei prezzi”. Il banchiere italiano ha comunque sottolineato che l’inflazione resterà su valori più bassi rispetto al target del 2% della BCE per molto tempo ancora.
Draghi ricorda che il tasso di inflazione nell’eurozona non è poi così più basso rispetto a quello degli Stati Uniti, dove però c’è un ritmo di crescita maggiore. Il numero uno dell’Eurotower è convinto che non ci siano assolutamente analogie con lo scenario di deflazione sperimentato dal Giappone negli anni ’90 dopo la caduta del mercato azionario di Tokyo e lo scoppio della bolla immobiliare. Draghi ritiene che la discesa dell’inflazione nell’area euro dipenda dalla flessione dei prezzi di cibo ed energia, oltre che dalla debole domanda dovuta al forte aumento della disoccupazione. In linea generale la BCE vede per l’inflazione rischi ridotti sia al rialzo che al ribasso.
La BCE ha confermato la propria volontà di voler mantenere una politica monetaria accomodante per un lungo periodo di tempo, per cui i tassi resteranno sui valori correnti (o più bassi) anche nei prossimi mesi. L’istituto monetario di Francoforte è pronto poi a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per garantire la stabilità dei prezzi e sostenere la crescita. Draghi ha dichiarato che sono al vaglio diverse opzioni. Tra queste c’è anche la possibilità di interrompere le operazioni di sterilizzazione della liquidità utilizzata per acquistare i bond sovrani dei paesi dell’eurozona in difficoltà finanziaria. Questo strumento garantirebbe l’immissione di liquidità nel sistema per 180 miliardi di euro, per cui sarà fondamentale il consenso dei “falchi” della Bundesbank.
Per Draghi, però, la priorità al momento è il “flusso di credito bancario” ed è per questo che la BCE si sta concentrando soprattutto sulle operazioni relative agli asset-backed securities (ABS). Intanto sul forex l’euro è rimbalzato con decisione, recuperando buona parte delle perdite accumulate da inizio anno. Il tasso di cambio euro/dollaro ha dimostrato di poter tenere bene l’area di supporto di 1,3480 e alla fine è riuscito anche a tornare sopra 1,36. I prezzi hanno toccato ieri un top di giornata a 1,3618, prima di iniziare un pullback fisiologico dopo il robusto rally intraday. Oggi il cambio sarà quasi certamente scosso dai non-farm payrolls americani: possibile un nuovo allungo verso 1,37 o anche verso 1,3740 (top dello scorso 24 gennaio).