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Dopo l’oro crolla anche l’argento. Ecco perché i beni rifugio non sono più tali

martedì 21 maggio 2013, di Vittoria Patanè

Sta succedendo qualcosa di strano nei mercati internazionali, qualcosa che in pochi avrebbero previsto. Dopo l’oro, che da inizio 2013 a oggi ha perso più del 20% del suo valore, adesso tocca anche all’argento affrontare una crisi che potrebbe rivelarsi irreversibile. A quanto pare gli investitori cominciano a scappare da quelli che per quasi un decennio sono stati considerati i beni rifugio.

Dopo lo scivolone di ieri che ha portato il metallo grigio ai minimi da settembre 2010, oggi nuove vendite hanno caratterizzato la giornata, avvicinando sempre di più le quotazioni dell’argento alla pericolosa soglia di 20$/ oncia (si è fermato a 20,25$ per poi risalire fino a raggiungere l’attuale valore di 22,36$).

Con un -28% da gennaio 2013, l’argento diventa quindi il peggior metallo prezioso dell’anno, un record che certamente non è da invidiare.

Cerchiamo quindi di capire i motivi che stanno portando gli investitori ad allontanarsi sempre di più dai metalli preziosi, preferendo altri asset più rischiosi che fino a poco tempo fa sembravano spaventarli non poco.

L’opinione degli esperti

Second Yang Xuejie, analista di Galaxy Future, le performance dell’argento sono da porre in stretta relazione con quelle dell’oro:

L’argento sta compiendo un percorso simile a quello dell’oro. La domanda per investimento sta lentamente scivolando e ci sono dubbi sulla domanda industriale, che rappresenta il driver principale degli acquisti.

Barclays Capital parla invece di “grande rotazione” che farà diventare oro e argento tra le commodities più deboli dei prossimi anni, influendo pesantemente sul loro valore e sulla loro leadership sul mercato.

Ma quali sono i motivi per cui le quotazioni dei beni rifugio stanno scendendo?

Tutte le cause

Gli esperti non escludono la possibilità che l’argento, nei prossimi giorni, possa sfondare al ribasso la pericolosa resistenza a 20$/oncia, stabilendo un nuovo record negativo difficile da ignorare.

Le cause di questa discesa inesorabile sarebbero molte: da una minore domanda finalizzata all’investimento, ad un calo delle richieste di argento fisico per gli investimenti industriali.

Su tutto questo influisce pesantemente la politica monetaria messa in atto dalle banche centrali di tutto il mondo che sta portando un’abbondante liquidità all’interno dei tre grandi mercati internazionali: europeo, americano e giapponese.

Dato che per il momento nessuna tendenza inflattiva si sta manifestando all’interno di queste economie, gli investitori preferiscono investire i loro soldi all’interno di questi mercati, mettendo in secondo piano i beni rifugio.

In parole povere: se non devono tutelarsi, almeno per ora, dai prezzi crescenti, non c’è motivo di “ripiegare” su asset più sicuri.

A conferma di tutto ciò bisogna sottolineare che in giornata, mentre l’argento colava a picco, lo yen recuperava terreno grazie alle nuove stime sulla crescita giapponese. Tutto ciò rappresenterebbe l’attuale trend che sta caratterizzando gli investitori asiatici, intenti a preferire la moneta nipponica e le azioni presenti all’interno della Borsa di Tokyo ai metalli preziosi.

Questi movimenti sarebbero sintomo di una tendenza più globale che starebbe spingendo gli speculatori verso asset più rischiosi e remunerativi (la cosiddetta grande rotazione di cui abbiamo parlato prima).

Altro fattore che determina pesantemente le attuali prestazioni dell’argento è il declino del mercato del fotovoltaico che causa una minore domanda del metallo (ricordiamo che le celle solari usate in questo settore utilizzano un impasto d’argento che converte i raggi in elettricità).

Ma non tutto sembra perduto. Il Giappone mira infatti a superare la Cina come produttore di celle per il fotovoltaico, cosa che potrebbe quindi causare un aumento della domanda e rinvigorire le prestazioni del metallo.

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