Home > Altro > Archivio > Decreto Bankitalia: Ue e Esma vogliono chiarimenti. Ma la Consob lascia (…)

Decreto Bankitalia: Ue e Esma vogliono chiarimenti. Ma la Consob lascia decidere ai banchieri

martedì 11 marzo 2014, di Marta Panicucci

Ancora non si spengono i riflettori sul tanto discusso decreto per la rivalutazione delle quote di Bankitalia. E altri capitoli con altri protagonisti si aggiungono a tutto ciò che è accaduto finora. L’approvazione del decreto Bankitalia ha scatenato la famosa bagarre in parlamento che ha portato alle sospensione di alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e lo scontro con il presidente della Camera Boldrini.

Poi la questione si è spostata a Bruxelles dove la commissione europea ha aperto un fascicolo per chiarire alcuni punti del decreto Bankitalia sospettato di fornire aiuti di Stato alle banche, vietati dalle regole comunitarie. Alla commissione si è aggiunta poi anche l’Esma che ribadisce le perplessità europee.

Intanto, in questi giorni, molti cda importanti approvano i bilanci per il 2013 e la Consob decidere di chiamarsi fuori dalla questione non dando indicazioni in merito. In una nota della stessa Consob si prevede che siano i cda degli istituti azionisti di Bankitalia ad adottare “la modalità che ritengono più appropriata” e a scrivere esplicitamente nel bilancio 2013 quale orientamento hanno scelto.

Decreto Bankitalia e perplessità europee
Il motivo della polemica portata avanti da alcuni partiti in parlamento, primo tra tutti, il Movimento 5 Stelle ormai è nota a tutti. I grillini sostengono che, con il decreto Bankitalia, il governo abbia fatto un regalo milionario alle banche.

In sintesi estrema: il decreto prevede la rivalutazione da 300 milioni di lire a 7,5 miliardi di euro delle quote di Bankitalia possedute da molte banche italiane. Il decreto stabilisce anche il divieto a detenere più del 3% di tali quote. Gli azionisti sopra questa soglia, ovvero Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali, Cassa di risparmio di Bologna, Inps e Carige, dovranno dismettere le quote eccedenti che, se nono si trovassero gli acquirenti, saranno acquistate direttamente da Bankitalia. Inoltre, un’altra norma presente nel decreto, concede a Bankitalia la facoltà di distribuire un dividendo, fino al 6% del valore di ogni singola quota.

A fine febbraio la commissione europea ha scritto al Tesoro italiano per avere maggiori informazioni sul tanto discusso decreto per la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Il sospetto avanzato dall’Ue è che dietro al decreto su Bankitalia si nascondano in realtà aiuti di Stato alle banche italiane, operazione non permessa dalle regola comunitarie.

Alle preoccupazioni della commissione si aggiungono quelle dell’Esma, l’organismo che riunisce i regolatori di mercato dei 27 Paesi Ue, una sorta di Consob europea.

Plusvalenze a bilancio
L’attenzione sul decreto Bankitalia da parte degli organi europei ha aperto un dibattito circa la necessità o meno di far rientrare nel conto economico degli istituti coinvolti la plusvalenza che deriva dalla rivalutazione della propria quota di Bankitalia. Questa presa di posizione incide non soltanto sulla chiusura dei bilanci 2013 della banche in questione, ma anche sul gettito fiscale che la rivalutazione delle quote di Bankitalia dovrebbe portare nelle casse dello Stato.

A questo proposito è intervenuto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui "è evidente che, se la rivalutazione fatta per legge non dovesse essere contabilizzata in conto economico, non dovrebbero essere pagate tasse". Le banche italiane secondo Patuelli quindi, non dovrebbero pagare tasse sulle plusvalenze legate alla rivalutazione delle quote detenute nel capitale di Bankitalia.

Il Banco Popolare, intanto, ha già approvato i conti 2013 e iscritto in bilancio la plusvalenza post rivalutazione. Ma a breve, sono attesi anche i bilanci dei maggiori azionisti di Bankitalia Unicredit e Intesa Sanpaolo.

La Consob
Nell’incertezza generale sulla questione della contabilizzazione delle plusvalenze o meno a bilancio, la Consob ha deciso di non intervenire. Anche se la commissione europea e l’Esma non approvano le modalità di contabilizzazione dei guadagni registrati dalle banche italiane con la rivalutazione di Bankitalia la Consob, ovvero la loro emanazione italiana, non si pronuncia.

In una nota di ieri sera Giuseppe Vegas lascia ai banchieri italiani la possibilità di scegliere se mettere o meno a bilancio le plusvalenze in questione. La comunicazione della Consob arriva alla vigilia dell’approvazione di Unicredit, azionista di Bankitalia con il 22,11% il cui valore è aumentato di cinque volte con un guadagno netto per l’istituto vicino al miliardo e mezzo di euro.

Azionista di maggioranza con il 42,51% è invece Intesa Sanpaolo di cui si attendono i conti 2013 a breve. La questione della scrittura del guadagno nei bilanci quindi, non è affatto marginale né per banche, né per i suoi azionisti.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.