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Crisi imprese: rigidità eccessiva. 9000 aziende chiudono i battenti nel 2012

sabato 24 novembre 2012, di Valentina Pennacchio

Tempi duri per le imprese imprigionate nella recessione e nell’eccessiva rigidità. Il cappio della crisi è troppo stretto. Il 2012 è l’anno peggiore dal 2008.

Secondo l’Osservatorio sulle crisi di impresa di Cerved Group, sono circa 200 le imprese che ogni giorno escono dal mercato del lavoro a causa di fallimenti (9.000), procedure concorsuali non fallimentari (1.500) e liquidazioni (45.000).

Il dato più allarmante è che chiudono anche “le imprese in grado di creare ricchezza”, come ha dichiarato Gianandrea de Bernardis, amministratore delegato del Gruppo Cerved.

Le ragioni del fallimento

Un’indagine di Experian sui bilanci delle aziende fallite nell’ultimo biennio ha registrato che le cause della crisi sono molteplici e imputabili, più che alle politiche di austerità di cui è oggetto l’impresa, alla rigidità dell’azienda stessa, che investe diversi aspetti. Si gioca sempre più sul territorio dell’economia reale.

Calo di attività

Il primo campanello di allarme nella crisi di un’azienda è il calo di attività, causato da una congiuntura sfavorevole che riguarda: la contrazione dei consumi reali, gli inasprimenti fiscali e i problemi occupazionali.

Mancato appoggio del sistema creditizio

Il calo del credito alle imprese è una nota dolente. L’appoggio del sistema creditizio si conquista grazie anche a una maggiore flessibilità del proprio business plan. Bisogna essere capaci di apportarvi correzioni e pronti ad essere funzionali ai cambiamenti in corso. Le parole chiave sono:
 riorganizzare
 tagliare i costi fissi, la cui incidenza amplifica gli effetti della crisi, insieme alla capitalizzazione limitata
 rinnovare

Indice di copertura delle immobilizzazioni

L’indice di copertura delle immobilizzazioni è il valore che esprime la sostenibilità tra la struttura degli investimenti e dei finanziamenti nel lungo periodo. In particolare, è un indice che mette in relazione il capitale permanente (somma tra capitale proprio e debiti consolidati) con le attività immobilizzate. Questo indicatore è anche espressione della rigidità strutturale dei costi. Le aziende fallite negli ultimi tre anni presentavano un pessimo grado di copertura (-90%) già a partire dal triennio precedente. Dovevano intervenire.

Aree e settori

Le aree più colpite:

 Marche
 Lombardia
 Puglia

I settori più in crisi:

 Costruzioni
 Terziario
 Manifatturiero

A questi si aggiungono i comparti di:

 Casa
 Moda
 utility/energia

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