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Crisi: dopo Cipro viene la Francia? Analisi Danske Bank: alla Bastiglia!
venerdì 22 marzo 2013, di
Oggi gli occhi e le preoccupazioni per la crisi sono tutti rivolti a Cipro, ma non è escluso che presto anche un nuovo paese entri a far parte dei "cattivi" di periferia. La Danske Bank lancia l’allarme sulla Francia che comincia a somigliare sempre di più alla periferia dell’Euro e potrebbe essere la prossima "stella della crisi".
Crisi: dopo Cipro viene la Francia?
In una recente nota della Danske Bank, il capo degli economisti Frank Hansen e l’analista Pernille Nielsen elencano i pericoli che riguardano il futuro della Francia:
- Gli ultimi dati PMI indicano l’aumentare delle divergenze tra la Francia e il paese più forte dell’Eurozona, la Germania.
- Le questioni strutturali rimangono e le riforme fiscali del governo Hollande non sembrano avere gli effetti desiderati sulla crescita.
- L’affidabilità del settore immobiliare sembra sotto stress e minaccia il settore delle costruzioni.
- Il calo dei prezzi degli immobili potrebbe innescare una spirale negativa di crescita ancor più moderata e indebitamento del governo.
- Il paese corre il rischio di "perdere 10 anni" di crescita esigua.
L’analisi Danske Bank
- Hansen e Nielsen scrivono nella nota:
"Gli indici PMI dei servizi e manifatturiero in Francia lasciano presagire una crescita negativa per il primo trimestre di questo 2013, mentre gli stessi indici dalla Germania mostrano un miglioramento e una relativa crescita rispetto all’ultimo periodo del 2012."
"La fiducia delle imprese (business climate) stagna in Francia, mentre migliora in Germania. La Francia è costretta a fronteggiare importanti questioni strutturali: la competitività è estremamente fragile per via del sistema fiscale, i costi del lavoro sono alti e il sistema rigido. La competitività della Francia, inoltre, è esposta al mercato in Italia e Spagna, dove c’è ancora molto da fare per migliorare la situazione."
"Le sfide della Francia sul fronte strutturale sono diverse e le riforme sono necessarie, dalla creazione di nuovi posti di lavoro, alla crescita economica alla sostenibilità del debito. Il Presidente Hollande ha approvato alcune riforme del mercato del lavoro, ha cambiato il sistema pensionistico e modificato la politica fiscale, ma non è stato abbastanza per raggiungere la sostenibilità fiscale, ritrovare la competitività e far ripartire la crescita."
Settore immobiliare a rischio
Sebbene ci sia un dibattito in atto sul grado di rischio rappresentato dal settore immobiliare in Francia, secondo la Danske Bank "l’immobiliare è il fattore con più alto grado di rischio".
"I prezzi degli immobili sono ai massimi storici, ma il trend rialzista si è esaurito. L’attività di prestito bancario per mutui ipotecari è in calo dall’estate del 2011 e oggi è inferiore al 2009. Inoltre, gli immobili in vendita sono moltissime, ma le vendite sono diminuite. L’affidabilità è sotto stress e le aspettative per il futuro del settore delle costruzioni sono in calo."
Cosa significa questo? Tutto ciò potrebbe indicare un ribasso dei prezzi degli immobili nel prossimo futuro; che comporterebbe un rallentamento delle costruzioni e dei consumi, frenando ulteriormente la crescita. L’effetto sulla crescita dipende dall’entità della correzione dei prezzi immobiliari e secondo la Danske Bank è possibile arrivare a supporre una correzione del 20%.
L’Economist ritiene il mercato immobiliare come un fattore di rischio importante in quanto sostiene che le valutazioni europee siano più tese in Francia, fino al 50% per i canoni di locazione e al 35% sulla base dei redditi.
Il FMI è molto meno preoccupato e nella recente consultazione dell’articolo IV conclude: "C’è la percezione di una sopravvalutazione dei prezzi [immobiliari] in particolare a Parigi... Tuttavia, non vi sono gli elementi che potrebbero innescare un’improvvisa correzione dei prezzi."
Francia e debito: alla Bastiglia!
Partendo dalla previsione del Fondo Monetario Internazionale secondo il quale nel 2014 in Francia il rapporto debito/PIL arriverà al 91.3%, Danske Bank sottolinea come si tratti di un tasso preoccupante, sebbene non allarmante, visto che è comunque inferiore ad altri paesi periferici.
Ma l’indebitamento al limite del sostenibile e il calo della fiducia degli investitori potrebbe mettere sotto pressione la Francia che sarebbe allora costretta ad implementare le riforme strutturali.
"La Francia ha avuto tassi di interesse storicamente bassi nonostante la congiuntura debole e titoli negativi della stampa. Il mercato francese dei titoli di Stato è molto liquido e in generale opera con uno spread ristretto rispetto alla Germania. Gli investitori stranieri detengono circa il 63% dei titoli francesi. Se necessario, per sostenere il mercato obbligazionario sarà fondamentale attivare i finanziamenti nazionali."
"Alla fine del 2011, lo spread sui titoli di Stato è aumentato riflettendo una escalation della crisi del debito, ridottasi soltanto dopo l’annuncio del programma OMT della BCE. La continuazione di notizie negative dalla Francia potrebbe anche provocare un nuovo allargamento dello spread. Tutto ciò potrebbe diventare ancor più evidente se il presidente Hollande decidesse di astenersi dal prendere le misure necessarie a ripristinare la competitività della Francia e a migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche."
| Fonte: InvestmentEurope |