Home > Altro > Archivio > Crisi: BCE con le mani legate? Spunta un programma segreto
Crisi: BCE con le mani legate? Spunta un programma segreto
venerdì 18 novembre 2011, di
CRISI, BCE La Banca centrale europea (BCE) ha ribadito che non farà di più per aiutare l’area dell’euro, rispetto a quanto non faccia ora, nonostante le pressioni, in particolare dalla Francia, per ragioni di mandato e credibilità, adottando, di fatto, la stessa linea di Berlino.
L’obiettivo, unico, imposto all’istituto di Francoforte, e che ne rappresenta la pietra angolare su cui lo stesso è stato fondato, è quello di mantenere la stabilità dei prezzi, ha detto il suo presidente Mario Draghi in una conferenza finanziaria a Francoforte. Cosa che la BCE fa attraverso la fissazione dei tassi di interesse, che fungono da barometro al credito nella zona euro.
"La nostra credibilità implica il successo della nostra politica monetaria, che consiste nell’ancorare le aspettative di inflazione a medio e lungo termine", ha dichiarato Draghi.
"Questo è il maggior contributo che possiamo apportare per sostenere la crescita, l’occupazione e la stabilità finanziaria. E noi forniremo questo contributo in modo indipendente" ha proseguito Draghi.
Per garantire la stabilità finanziaria, la BCE, tuttavia, sta già intervenendo, iniettando liquidità alle banche della zona euro per una quantità illimitata e a tasso fisso.
La BCE compra anche il debito pubblico sul mercato secondario, nel tentativo di limitare l’impennata dei tassi di prestito dei paesi in difficoltà, seppur in piccole quantità e temporaneamente, come regolarmente sottolinea la Banca.
Ma mentre la Francia in particolare, che si trova ad affrontare una crescente pressione da parte dei mercati, e molti economisti sono tornati alla carica questa settimana per chiedere alla BCE un maggior intervento, Draghi ricorda ai governi le loro responsabilità.
"Le politiche economiche nazionali sono responsabili del ripristino e del mantenimento della stabilità finanziaria", ha dichiarato Draghi.
<ads1>
Questa posizione è ampiamente difesa dalla Banca centrale tedesca, la Bundesbank, che ha anche palesato più volte la sua opposizione al programma di acquisto di titoli di Stato. Il suo presidente, Jens Weidmann, ha detto Venerdì alla stessa conferenza che la BCE non dovrebbe oltrepassare il suo mandato. L’insuccesso dei tentativi di contenere la crisi non legittima ad ignorare il mandato della Banca centrale e a renderla responsabile della risoluzione della crisi, ha insistito.
"Un chiaro impegno" a rispettare il mandato primario della BCE, la stabilità dei prezzi, "è indispensabile per un futuro prospero dell’euro", ha affermato chiaramente Weidmann.
"Sono convinto che l’attuale crisi di fiducia non possa essere superata se la fiducia sul piano giuridico ed economico viene meno", ha continuato, ricordando la sua opposizione a "qualsiasi forma di finanziamento monetario del debito pubblico".
Da parte sua, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, durante lo stesso Congresso, ha dichiarato che se la BCE cominciasse a finanziare il debito nazionale, questo darebbe all’eurozona "qualche mese di tregua", ma alla fine i "mercati non considererebbero più l’euro come una moneta stabile".
Per limitare i suoi acquisti di obbligazioni, la BCE si sarebbe anche dotata di un tetto massimo segreto, attualmente fissato a 20 miliardi di euro. Ad affermarlo è il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha reso noto la notizia Venerdì.
Ogni due settimane, il Consiglio dei governatori dell’ Istituto di Francoforte, fisserà un importo massimo, scrive il giornale senza citare le sue fonti, aggiungendo che questa pratica sarebbe in vigore dal lancio del Securities Market Programme, avviato nel maggio 2010.
Weidmann, ha rifiutato di commentare a tal proposito.
Ai primi di agosto la BCE aveva sborsato 22 miliardi di euro in una settimana a questo scopo, ovvero per acquistare titoli di stato, ma i suoi acquisti nelle ultime settimane ruotano intorno ai 4-5 miliardi di euro. In totale, la BCE ha acquistato, sino ad ora, 187 miliardi del debito pubblico.