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Consip, nelle intercettazioni i soldi alla fondazione di Renzi. Bocchino: “Le coop…”
giovedì 2 marzo 2017, di
L’inchiesta Consip si sta ingrossando di giorno in giorno. Dopo l’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo, l’iscrizione nel registro degli indagati del ministro Luca Lotti e di Tiziano Renzi, ora spuntano fuori anche il finanziamento alla fondazione di Renzi junior e le parole intercettate di Italo Bocchino.
Tutto ruota intorno alla società partecipata Consip, che è la centrale di committenza nazionale per quanto riguarda la gestione degli appalti della pubblica amministrazione. Dalle indagini che le Procure di Napoli e Roma stanno portando avanti, emergerebbero risvolti particolarmente intricati.
Ecco quindi che viene fuori che Alfredo Romeo, arrestato per corruzione, in passato avrebbe effettuato una donazione alla fondazione Open di Matteo Renzi. Ma dai colloqui con il suo fidato collaboratore, l’ex deputato Italo Bocchino, quello che verrebbe fuori è un quadro molto più inquietante.
L’inchiesta Consip si sta rivelando quindi una sorta di vaso di Pandora degli intrecci tra imprenditoria e politica. Una vicenda che sembrerebbe essere solo all’inizio e che potrebbe far tremare parecchi pezzi da novanta.
Inchiesta Consip: il ruolo di Bocchino
Chi segue in maniera appassionata le varie vicende politiche, si sarà chiesto negli ultimi tempi che fine avesse fatto Italo Bocchino. Dell’ex rampante politico infatti si erano perse un po’ le tracce dopo la sua non elezione alle politiche del 2013.
Entrato per la prima in Parlamento nel 1996 tra le fila di Alleanza Nazionale, Bocchino poi divenne poi uno degli esponenti di punta del Pdl, ospite fisso soprattutto in diversi talk politici televisivi.
La scelta però di abbandonare Silvio Berlusconi e seguire Gianfranco Fini nella scissione operata dall’ex presidente della Camera non dette i risultati sperati. Bocchino passò dal Pdl a Futuro e Libertà, ma complice il flop elettorale del nuovo partito non venne eletto.
Attualmente quindi Italo Bocchino è il direttore editoriale del giornale il Secolo d’Italia, ma soprattutto fidato e prezioso consulente dell’imprenditore Alfredo Romeo, campano come lui.
Dalle indagini emergerebbe come Bocchino fosse una sorta di oracolo per Romeo al fine di capire come muoversi negli ambienti politici. Le intercettazioni dell’ex deputato a riguardo sono abbastanza eloquenti.
Perché un politico può venire da te a chiederti sessantamila euro che ti ha chiesto [...] ma i mille pulitori sul territorio, sono mille persone che danno 5mila euro ciascuno, sono mille persone che quando voti si chiamano i loro dipendenti [...] quindi secondo me c’è una scelta politica.
Secondo Bocchino quindi gli appalti della Consip sarebbero stati gestiti per favorire prevalentemente le cooperative, in quanto bacini di voti ben maggiori rispetto anche ad un grande imprenditore come Romeo.
Ma non solo. Nell’intercettazione si parla anche di 60.000 euro che sarebbero stati elargiti da Romeo. La questione dovrebbe riguardare la fondazione Big Bang di Matteo Renzi, ora diventata fondazione Open.
Alfredo Romeo, Matteo Renzi e il papà Tiziano
Prima di tutto va fatta una dovuta precisazione. I 60.000 euro che sono stati elargiti da Alfredo Romeo alla Fondazione allora Big Bang di Matteo Renzi sono una normale e regolare donazione. Non c’è nulla di illecito.
Matteo Renzi non è coinvolto nell’inchiesta, però il padre Tiziano è indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di concorso in traffico di influenze così come Italo Bocchino. Il reato contestato è previsto per punire che abbia svolto un ruolo di mediazione in una vicenda di corruzione.
Carlo Russo è un imprenditore farmaceutico toscano, molto vicino a Tiziano Renzi e indagato anche lui. Per gli inquirenti sarebbe stato lui il tramite di Romeo per poter ottenere appalti alla Consip, utilizzando proprio le relazioni di Tiziano Renzi con cui era in combutta.
Attualmente l’imprenditore Alfredo Romeo è in carcere con l’accusa di aver corrotto Marco Gasparri, ex funzionario Consip, per riuscire ad ottenere come poi è avvenuto degli appalti nel bando di gara Facility Management, che si è tenuto nel 2014.
Tiziano Renzi dal canto suo si è affrettato a smentire le ipotesi giudiziarie, ribadendo la propria estraneità alla vicenda e di riporre fiducia nell’operato della magistratura.
Alla luce delle notizie di stampa di oggi avverto la necessità di precisare quanto segue oltre alle considerazioni tecniche già esposte dal mio legale. Nessuno mi ha mai promesso soldi, né io ho chiesto alcunché. Ho 65 anni e non ho mai avuto un problema con la giustizia per una vita intera fino a due anni fa, quando sono stato indagato e poi archiviato dalla procura di Genova. Confermo la mia fiducia nei confronti del sistema giudiziario italiano e della magistratura.
I prossimi interrogatori ci diranno di più su come veramente sono andate le cose. Quello che emergerebbe comunque al momento è un quadro inquietante, con le ipotesi investigative che se dovessero trovare conferma potrebbero portare ad un autentico tsunami politico.