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Come sconfiggere la disoccupazione? Aiutando le aziende agricole: ecco perché

sabato 11 maggio 2013, di Daniele Sforza

L’agricoltura è uno dei settori più sottovalutati ma al contempo più produttivi del nostro Paese. Nonostante ultimamente siano emerse delle incertezze al riguardo, soprattutto per ciò che concerne problematiche burocratiche, il settore agricolo è uno degli ambienti professionali verso cui i giovani disoccupati possono guardare.

Perché scegliere di lavorare in un’azienda agricola?

In molti, dopo esperienze deludenti dal punto di vista professionale ed economico nel ramo prescelto, hanno deciso proprio di abbandonare la propria vita e le proprie aspirazioni (e a volte anche il naturale seguito del proprio percorso di studi) per abbracciare la natura. E se alcuni, quelli con una famiglia alle spalle, hanno avuto il privilegio di aprire un’azienda agricola e vederne, dopo poco tempo, letteralmente i frutti, altri, non avendo le stesse possibilità, hanno preferito indirizzarsi verso quei lavori stagionali che si svolgono nei campi. La paga giornaliera, infatti, risulta molto più incentivante di quella proposta nei vari uffici dove quotidianamente aspiranti lavoratori si guadagnano (a fatica) il pane, tra precarietà e incertezze.

Eppure la risposta giovanile al settore agricolo, negli ultimi tempi, è stata piuttosto ampia: uno schiaffo morale al “choosy” a suo tempo proferito dall’ex ministro Fornero. I giovani non hanno paura di sporcarsi le mani, né di faticare. Certo, magari le loro aspirazioni sono altre, eppure per allontanare il terribile incubo della disoccupazione e per tenersi impegnati si dedicano volentieri al lavoro agricolo, laddove richiesto.

Aprire un’azienda agricola, tra problemi burocratici e mancanza di finanziamenti

Più complicato aprire un’azienda agricola: non tanto per le iniziali pratiche burocratiche (apertura di partita IVA, iscrizione al Registro delle Imprese), quanto per i costi, che soprattutto il primo anno sono esorbitanti. Oltre al locale, infatti, le spese che occorrono sono quelle relative ai macchinari, agli attrezzi, ai fabbricati e naturalmente al terreno sul quale fondare la propria attività. La percentuale di giovani che si cimentano in questa impresa “da zero” è ancora molto bassa, anche a causa della difficile reperibilità dei finanziamenti e del complesso meccanismo burocratico che bisogna affrontare. La percentuale dei figli che ereditano l’azienda agricola dalla propria famiglia è invece altissima, visto che ruota attorno al 70%.

L’IMU ha penalizzato fortemente il settore

Oltre ai costi necessari per iniziare l’attività, dal 2012 ci si è messa anche l’IMU a complicare le carte in tavola: la tassa imposta dal governo Monti pesa molto su queste attività, che stanno cominciando a lamentare problemi di varia natura. Per questo motivo uno dei tanti impegni presi dal nuovo governo e, in primis, dal neo ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, che ha affermato:

Quella per l’eliminazione dell’IMU sugli immobili agricoli è una battaglia nella quale non farò sconti a nessuno. La prima tappa riguarderà la sospensione della rata di giugno, ma l’obiettivo finale è l’eliminazione totale dell’imposta per gli immobili agricoli, poiché non è possibile che a essere tassati siano gli strumenti per produrre il reddito del settore”.

I problemi da risolvere per salvare il settore agricolo

Ma l’IMU non è l’unico problema che affligge attualmente il settore: i rappresentanti delle associazioni di settore chiedono un maggiore impegno anche sul fronte della semplificazione burocratica, sulla riduzione dell’imposizione fiscale (non solo IMU, ma anche Tares) e sugli incentivi al consumo, solo per citare alcune iniziative. Parole queste da non gettare al vento per non cancellare quella tendenza che non solo potrebbe risolvere, seppur parzialmente, la situazione di diversi giovani disoccupati, ma anche una crisi che difficilmente arretrerà da sola.

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