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Certificazione Unica 2015 e Modello 730/2015 precompilato: privacy a rischio per i contribuenti

venerdì 13 febbraio 2015, di Vittoria Patanè

Il 2015 è l’anno di due grandi debutti nel sistema fiscale italiano: la Certificazione Unica 2015 e il Modello 730 precompilato.

Entrambe le dichiarazioni però, rischiano di creare una problema di privacy ai danni dei contribuenti. Perché? Perché i dati dei singoli soggetti saranno consultabili da più CAF o intermediari abilitati.

Questo meccanismo fa sì che le informazioni inserite nella dichiarazione dei redditi possano essere diffuse in tutta Italia.

A questo si somma il nodo relativo alle software house, che non hanno ancora creato i tool di cui imprese e professionisti hanno bisogno per diffondere i dati sulla certificazione unica 2015.

Software
Da alcuni giorni è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate il software per compilare e consegnare la Certificazione Unica. Il suddetto applicativo però non funziona per i sostituti di imposta "più grandi" che usano programmi gestionali che necessitano di aggiornamenti per reperire i dati della CU 2015 dei vari dipendenti.

Se si considera che i datori di lavoro dovranno compilare la certificazione anche per i compensi dei lavoratori autonomi di cui hanno usufruito nel 2014, la questione diventa dunque ancora più delicata.

Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi Consulenti del Lavoro, spiega i dubbi degli addetti ai lavori:

«Continuano a persistere difficoltà operative soprattutto legate ai tempi e al rischio di sanzioni nonostante la buona volontà di professionisti e case produttrici di software. Considerato l’avvio sperimentale della dichiarazione precompilata andrebbe rivisto l’attuale impianto delle penalità».

Privacy
Per quanto riguarda la privacy invece, il punto della questione è che, a partire dal 2015, il contribuente potrà consultare il proprio Modello 730 presso diversi CAF e intermediari, dopo aver consegnato una delega scritta, accompagnata da un documento di riconoscimento. Una volta acquisiti delega e documento, il Caf o l’intermediario potrà accedere alla dichiarazione.

La misura di sicurezza predisposta viene però considerata inadeguata dal Garante della Privacy. Quest’ ultimo potrebbe dunque richiedere all’Agenzia delle entrate di fissare nuove norme atte a proteggere i dati sensibili del contribuente.
Di potrebbe per esempio legare la consultazione del modello al codice iscritto sulla tessera sanitaria, meccanismo che renderebbe più difficoltoso l’accesso dato che il suddetto codice non è facilmente calcolabile.

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