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Caso Fincantieri-STX: le 11 volte in cui la Francia ha comprato l’Italia

mercoledì 2 agosto 2017, di C. G.

Il caso Fincantieri-STX continua a far discutere, nonostante Francia e Italia abbiano rimandato la questione a settembre.

La guerra commerciale tra i due Paesi non nasce con l’attuale disputa sulla presenza di Fincantieri in STX, ma ha radici che affondano molto più lontano nel tempo. La Francia ha infatti bloccato l’investimento di Fincantieri su STX pur vantando una lunga, anzi lunghissima, tradizione di acquisti in Italia - si pensi soltanto alla recente disputa sul Biscione.

Da Fiat Ferroviaria, fino ad arrivare all’attuale scontro sul caso Fincantieri-STX, ecco di seguito tutte le volte in cui la Francia ha “comprato l’Italia” fingendo una cooperazione europea che oggi può dirsi definitivamente compromessa.

Cronologia di una guerra commerciale

La lista degli investimenti, o meglio dello shopping compiuto dalla Francia in Italia appare oggi piuttosto lunga e ricca di spunti su cui riflettere. Come accennato, la guerra commerciale tra i due Paesi non è nata con l’attuale caso Fincantieri-STX ma si è sviluppata a partire dall’inizio del nuovo millennio.

2000: Fiat Ferroviaria. Fiat decide di abbandonare il settore ferroviario e vende ai francesi di Alstom la Fiat Ferroviaria, azienda di Savigliano madre del Pendolino. Oggi la società è francese a tutti gli effetti e ha assunto il nome di Alstom Ferroviaria.

2000-2001: Pucci e Fendi. La Francia volge lo sguardo alla moda italiana. Dopo l’acquisizione di Emilio Pucci all’inizio del secolo, Bernard Arnault (LVMH) acquista insieme a Prada il 51% di Fendi. La quota della stessa Prada sarà rilevata sempre da LVMH.

2004: Gucci, Bottega Veneta, Ginori, Brioni. Ancora shopping della Francia sul settore della moda italiana. In una maxi Opa del 2004 il gruppo Kering strappa a LVMH la società toscana. Con Gucci, vengono via dall’Italia anche Bottega Veneta e Richard Ginori del settore ceramiche.

2006: BNL. Fallisce l’Opa di Unipol e il Gruppo Bnp Paribas acquista BNL con il via libera concesso da Luigi Abete e dagli organismi regolatori.

2007: Cariparma, FriulAdria, Nuova Tirrena: è il momento degli acquisti sulle banche. Per motivi di antitrust Intesa Sanpaolo cede ai francesi di Credit Agricole il controllo su Cariparma e su Banca Popolare FriulAdria.
Ancora nel 2007 Generali cede a Groupama, a fronte di 1,25 miliardi, il 100% di Nuova Tirrena.

2011: Bulgari. A marzo la già citata LVMH acquista il 51% del capitale di Bulgari e da vita ad un’Opa di evidente successo. Dopo sei mesi da quella data la quota francese sale al 98,09%. Anche Bulgari è ormai parigina.

2011: Parlamat. È anche il settore della grande distribuzione a rimanere vittima dello shopping francese in Italia. Nel luglio del 2011 Parmalat passa all’83,30% sotto il controllo di Lactalis che in Italia possiede già Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori.

2012-2013: Brioni e Pomellato. In Italia tornano i francesi di Kering che dopo le acquisizioni del 2004 puntano e ottengono sia il marchio d’abbigliamento di lusso Brioni, sia Pomellato, quest’ultimo acquisito per 300 milioni di euro.

2013: Loro Piana. Dicembre. Ancora i francesi di LVMH si lanciano in quella che appare ormai come una campagna d’Italia e acquisiscono l’80% del capitale sociale di Loro Piana.

2016: Eridania. Nel mese di luglio il Gruppo Maccaferri esce dall’italiana dello zucchero e la cede al gruppo francese Cristal Union tramite la società commerciale Cristal CO.

2016: Acea. Addio anche all’acqua. I francesi di Suez diventano primi azionisti privati, sempre dopo il Comune di Roma, e passano dal 12,4% al 23% di Acea.

I miliardi investiti dalla Francia in Italia sono davvero molti. La reciprocità che forse il Belpaese si aspettava sul caso Fincantieri-STX non si è dimostrata una caratteristica appartenente ai francesi.

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