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Canone Rai 2013 illegittimo: rimborso in arrivo?
sabato 6 luglio 2013, di
C’è odore di rivoluzione a Piazza Mazzini: due problemi da risolvere per la Rai, come sottolineato anche dal viceministro dello Sviluppo Economico Antonio Catricalà. Da una parte il nuovo contratto di servizio, che è scaduto a fine 2012, dall’altra la lotta agli evasori del canone. Una battaglia che ben s’incastra con la guerra più generale dichiarata agli evasori fiscali.
La Rai deve puntare sulla qualità
Tuttavia, è proprio sul canone Rai che si vuole puntare l’attenzione. Tra le linee guida suggerite di Catricalà si punta ad aumentare il bagaglio qualità della tv di Stato: sostanzialmente, nel documento ufficiale approvato a fine novembre 2012, vi è scritto come la qualità debba essere la risposta al pagamento del canone Rai.
Detto ciò, vi è una serie di equivoci da analizzare, sia per ciò che concerne il canone Rai 2013, sia per quel che riguarda il canone Rai in generale. Equivoci che potrebbero essere già argomento di discussione sui tavoli delle principali associazioni di consumatori (e in molti sperano in un rimborso per il versamento 2013).
Canone Rai illegittimo? Ecco perché
– Contratto di servizio: come abbiamo detto è scaduto a fine 2012 e non è stato ancora firmato quello nuovo. Dunque la domanda è: perché pagare il canone RAI 2013 se non si è ancora firmato un contratto di servizio relativo all’anno stesso?
– Qualità: anche sotto questo aspetto emerge un equivoco; le linee guida sono state depositate a fine 2012, ma i criteri descritti sono stati già messi in atto? Difficile, visto il procrastinarsi del nuovo contratto di servizio.
– Standard televisivi: dal 1° gennaio 2015 le aziende dovranno utilizzare esclusivamente sintonizzatori digitali che siano in grado di ricevere i nuovi standard televisivi, ovvero che siano compatibili con la tecnologia DVB-T2. Ebbene sì; chi ha rischiato di impazzire con il nuovo decoder, si metta l’anima in pace, perché tra 2 anni arriverà un nuovo cambiamento. Sotto questo aspetto, come si muoverà la Rai?
– Nuove tecnologie: con l’arrivo delle nuove tecnologie, molte più persone preferiscono guardare i programmi in streaming, on-demand e in podcast e non necessariamente attraverso la tv. Tablet, computer e perfino gli smartphone ormai offrono la possibilità di guardare e ascoltare qualsiasi programma. Dunque, sotto questo aspetto, che senso ha il canone Rai?
– Normativa: forse è qui l’equivoco più grande, visto che nella norma che fonda la pretesa del tributo si afferma:
Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento.
Tale dicitura già sottolinea la datazione della normativa, ma analizziamola meglio: si parla infatti di "radioaudizioni", il che escluderebbe di fatto gli apparecchi che ricevono segnali video. Eppure, su uno speciale riservato al Canone sul sito Abbonamenti Rai si legge:
In sintesi, debbono ritenersi assoggettabili a canone tutte le apparecchiature munite di sintonizzatore per la ricezione del segnale (terrestre o satellitare) di radiodiffusione dall’antenna radiotelevisiva.
Ne consegue ad esempio che di per sé i personal computer, anche collegati in rete (digital signage o simili), se consentono l’ascolto e/o la visione dei programmi radiotelevisivi via internet e non attraverso la ricezione del segnale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone.
Per contro, un apparecchio originariamente munito di sintonizzatore - come tipicamente un televisore - rimane soggetto a canone anche se successivamente privato del sintonizzatore stesso (ad esempio perché lo si intende utilizzare solo per la visione di DVD).
Il che, noterete, sembra alquanto bislacco, così come poco chiaro risulta il tentativo di fare un passaggio diretto dalle radioaudizioni ai segnali video. Vada, in maniera molto lata, il gemellaggio tra televisioni e radio, ma nel momento in cui la tv si utilizza solo per vedere un DVD, non si può più parlare di "radioaudizioni". La norma non appare decisamente chiara a riguardo.
Inoltre anche il passaggio dal segnale radio a quello digitale è reso in maniera piuttosto bizzarra, visto che si tratta di due segnali diversi, e visto che la normativa parla solo ed esclusivamente di segnali radio.
– Tv pubblica: cosa significa tv pubblica? Significa, sostanzialmente, che deve dare voce a una pluralità identitaria, religiosa e ideologica. Essere, dunque, la tv di tutti. Lascio a voi le riflessioni in merito, così come lascio a voi la similarità, chissà perché caduta nel dimenticatoio, tra la televisione pubblica e quella commerciale, specialmente per ciò che concerne l’aspetto pubblicitario. Basti pensare, per fare un esempio, all’estrema invasività delle pubblicità durante la diretta delle importanti manifestazioni sportive, che possano essere la Confederations Cup, i Mondiali di Calcio o le Olimpiadi.
Conclusioni
Dunque, alla luce di quanto descritto sopra, sembra proprio che il canone Rai presenti diversi elementi che lo rendono illegittimo (assolutamente da non confondere con "illegale"). Arriverà la protesta da parte delle associazioni di categoria? Arriveranno anche i rimborsi, almeno per il 2013, alla luce delle evidenti mancanze sopraccitate? Restiamo in attesa di aggiornamenti.