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Brunello Cucinelli: il Made in Italy che funziona e dà lavoro. I segreti del re del cashmere
sabato 8 novembre 2014, di
Il Made in Italy sta morendo. L’allarme viene lanciato ormai a cadenze regolari e sembra che nessuno possa o voglia farci niente.
Nel nostro Paese c’è però un’eccezione, una bellissima eccezione: si chiama Brunello Cucinelli S.P.A. E’ un’azienda sana, in espansione, produce in Italia e riesce a fare soldi (e pure parecchi).
Sei giorni fa ne ha parlato pure Report. All’interno dell’inchiesta "Siamo tutti oche", nella quale si denunciavano i soprusi subiti da questi animali le cui piume sono fondamentali per tenerci al caldo d’inverno e vengono sfruttate anche da molti marchi del lusso, Moncler in primis, la giornalista Sabrina Giannini parlava di delocalizzazione. E in mezzo a tanti nomi italianissimi che hanno deciso di delocalizzare la propria produzione nei Paesi dell’Est Europa, spiccava qualcuno che invece ha scelto di intraprendere una strada diversa, Cucinelli appunto.
Brunello Cucinelli S.P.A.
La Brunello Cucinelli è una casa di moda italia specializzata nella maglieria in cashmere per donna e uomo. I suoi prodotti costano tanto, troppo per la maggioranza degli italiani (Il prezzo di un maglione parte da 700 euro ), ma sono apprezzati in tutto il mondo per la fattura e l’alta qualità.
Tra i numerosi imprenditori italiani (e non) Brunello Cucinelli sembra quasi una mosca bianca. Parla di "guadagno etico", di "profitti che rispettino la dignità dell’uomo", ringrazia il nostro Paese perché "senza l’Italia non avremmo potuto produrre un prodotto così speciale". Un magnate (e non è un’esagerazione definirlo così) che paga i suoi artigiani 200 euro in più degli amministratori, perché dice che "il valore del loro lavoro è altissimo".
La sede centrale dell’azienda è a Solomeo (Perugia) e la produzione dei capi è per lo più localizzata in Umbria.
Brunello Cucinelli: un po’ di numeri
Per comprendere il successo della società (che attualmente conta 1.270 dipendenti) basta guardare un po’ i numeri. L’ultima relazione finanziaria, datata 27 agosto 2014 parla di:
– Ricavi netti a 175,8 milioni di euro, +11,6% a cambi correnti rispetto al 30 giugno 2013;
– Ebitda a 30,6 milioni di euro, +12,9%;
– Utile netto a 15,6 milioni di euro, +17,8%;
– Mercati internazionali in consistente espansione (+15%), pari oggi al 79,4% del fatturato;
– Mercato italiano in leggera crescita, +0,2%;
– Ricavi in aumento in tutti i canali di vendita: monomarca retail +22,9%, monomarca wholesale +6%, distribuzione multimarca +6,3%.
Risultati che dimostrano chiaramente come il Made in Italy, quando è fatto bene, può ancora avere successo.
Gli esperti sottolineano infatti i margini di crescita dell’azienda. Solo per fare un esempio: gli accessori. Attualmente pesano sul fatturato solo per il 15% e questo settore potrebbe offrire all’azienda ampi margini di guadagno per il futuro.
La Brunello Cucinelli si è anche quotata in borsa nel 2012. Attualmente il valore dell’azione supera i 16 euro, nonostante l’azienda abbia dovuto affrontare, insieme alle altre, la cosiddetta "bolla del lusso" che dopo aver fatto schizzare in alto le quotazioni nel 2013, ha causato la perdita del 30% del loro valore nell’anno in corso.
Brunello Cucinelli: il segreto del suo successo
Il segreto di tanto successo lo ha spiegato lo stesso Cucinelli ai microfoni di Report: il Made in Italy.
"Guardi che il Made in Italy ha un valore altissimo. Se io avessi questa ’impresa non in Italia non avrebbe lo stesso fascino".
L’aver puntato sull’appeal italiano ha infatti permesso al gruppo di posizionarsi nella fascia più alta del segmento del lusso. Made in Italy è ancora sinonimo di materie prime di qualità e una produttività di primo livello. L’utilizzo di un sistema di produzione flessibile e la capacità di progettazione hanno inoltre ridotto il rischio di una delusione per quanto riguarda le nuove collezioni.
Gli investitori sono attirati proprio dalla qualità, dalla sicurezza che un’azienda come questa garantisce a chi decide di puntare su di essa:
La Brunello Cucinelli è l’esempio lampante che col Made in Italy si può ancora guadagnare, dando contemporaneamente lavoro ai cittadini e sfruttando ciò che nel passato ha reso grande il nostro Paese.