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Brexit: le soluzioni per evitare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea

lunedì 27 giugno 2016, di Chiara Ridolfi

La Brexit è ormai diventata realtà, dal momento che il 52% della popolazione della Gran Bretagna ha espresso la sua volontà ad uscire dall’Unione Europea. Il poco scarto che si è avuto tra chi ha votato per il “leave” (52%) e chi invece per il “remain” (48%) ha però comportato uno sconforto generale e molti indecisi hanno capito solo dopo i problemi che l’attuazione della Brexit comporterà al Regno Unito.

Dopo un crollo delle borse e l’attuale caduta a picco della Sterlina, molti in Gran Bretagna hanno cominciato ad avere ripensamenti e in particolar modo coloro che hanno votato per il “remain” stanno cercando una soluzione per non uscire dall’Unione Europea. Londra vorrebbe diventare una città autonoma, mentre Scozia e Irlanda del Nord hanno proposto l’uscita dal Regno Unito. Le ipotesi in campo sono davvero tante e soprattutto non tutte sono attuabili, dal momento che il refendum Brexit, sebbene fosse solo consultivo, ha espresso la volontà della maggioranza dei cittadini.

La Brexit è diventata un caso internazionale fin dalle prime ore dell’uscita del verdetto, le conseguenze per la Gran Bretagna e l’Unione Europea comportano infatti problemi dal punto di vista economico.
Dagli ultimi sondaggi non era chiara la situazione e sembrava essere in testa il “remain”, solo quando invece si è arrivati alla conclusione dello spoglio si è capito cosa stava succedendo e in Europa la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

La Gran Bretagna deve obbligatoriamente uscire dall’Unione Europea? Quali sono le soluzioni proposte per evitarlo? Quali le possibilità che il voto di un referendum consultivo porti un’intera nazione ad una decisione così drastica? Vediamo le varie ipotesi messe in campo e soprattutto quali tra queste sono attuabili.

Brexit: la soluzione proposta dalla Scozia

La maggioranza dei cittadini sia in Scozia che in Irlanda Nord ha votato per rimanere nell’Unione europea e fin da subito si è pensato ad una secessione di queste due aree per riuscire a evitare l’uscita dall’Unione. La Brexit non piace al primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, che fin dalle prime ore dell’uscita dei risultati ha cercato di trovare una soluzione. Una delle ipotesi messe in campo è l’uscita della Scozia dal Regno Unito.

La separazione dal Regno Unito piace a molti cittadini, che in questo momento potrebbero non solo rimanere nell’Unione Europea, ma anche far valere le decisioni che i cittadini hanno preso nell’area della Scozia. In questa zona infatti il 62% della popolazione ha votato per il "remain".
Nicola Sturgeon ha dichiarato che l’assemblea legislativa di Edimburgo ha il potere di bloccare l’uscita della Scozia dall’Unione Europea. L’assemblea difatti può esprimere o meno il suo consenso alla Brexit e il veto dell’assemblea è vincolante per le sorti del Paese.

In base agli accordi sulla “devolution” i deputati scozzesi hanno il potere di dare il loro parere sulle decisioni che vengono prese a Londra e che ricadono sulla Scozia. Il problema è però la possibilità di applicare questa decisione, dal momento che la Scozia e la sua assemblea possono mettere solamente un veto. Una cosa però è certa: la Scozia adesso è più unita e la Brexit ha comportato un aumento degli indipendentisti.

Nel 2014 in Scozia un referendum aveva sancito di non separarsi dal Regno Unito con il 45% dei cittadini che aveva votato per il distaccamento e il 55% per rimanere. Adesso le cose sembrerebbero essersi capovolte, dal momento che con la Brexit non si rispetterebbero le volontà del popolo scozzese che per il 62% ha votato per il remain.
Adesso i secessionisti sarebbero il 60% della popolazione e questo potrebbe comportare la reale possibilità di un distaccamento della Scozia dalle altre potenze del Regno Unito.

Per approfondire l’argomento ti consigliamo di leggere anche Scozia e Irlanda del Nord puntano all’indipendenza dopo la Brexit.

Brexit: un nuovo referendum è possibile?

Le proposte per evitare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea sono tante e una delle più seguite è quella di un nuovo referendum. Sulla rete, fin dal giorno successivo dall’uscita dei risultati, i cittadini hanno annunciato la raccolta firme per un nuovo referendum, un Brexit 2, ma con l’intento questa volta di rimanere nell’Unione ed evitare di doverne uscire per sempre.

In poche ore il nuovo referendum ha raccolto oltre un milione di firme ed è solo una delle soluzioni messe in campo dai cittadini contrari alla Brexit. Il problema però è che in questo modo si cercherebbe di far valere la volontà di una parte della popolazione, andando contro quella che a tutti gli effetti è la maggioranza. A lungo si è parlato dello strato sociale che ha favorito la vittoria della Brexit e della maggioranza di persone anziane che hanno votato per il leave. Ma comunque non si può negare che il 52% della popolazione ha votato per il "leave", comportando l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

Il problema nell’attuare una proposta di questo tipo è proprio che non si rispetterebbe la volontà espressa da quel 52%.
Le firme raccolte sono ormai 3 milioni e la campagna in questo caso è stata lanciata da uno dei sostenitori del “leave”. Questo è uno dei punti che più fa discutere del referendum: come in poche ore si sia persa la volontà di uscire dall’Unione europea. Sarà attuato un nuovo referendum? Le probabilità al momento non sembrano essere a favore di questa soluzione.

Brexit: la proposta di Londra per rimanere nell’Unione europea

Anche a Londra non piace l’idea di uscire dall’Unione europea e in particolar modo il suo primo cittadino, Sadiq Khan. Il sindaco di Londra ha subito dichiarato che non vi sarà alcun tipo di chiusura agli europei, che saranno sempre i ben accetti nella City. Il primo cittadino non ha aspettato per far sentire la propria voce e ha subito fatto sapere a Bruxelles che Londra non si ritiene “out”.

Il primo ministro scozzese e Khan hanno cominciato ad interesse rapporti per evitare l’uscita delle loro aree dall’Unione europea. I due hanno infatti un dato in comune: il 60% dei cittadini delle zone che amministrano non vogliono la Brexit. Khan ha proposto quindi una secessione della City ed scritto sul sito Change.org, dove ha lanciato la proposta:“Siamo una metropoli internazionale, vogliamo rimanere nel cuore dell’Europa ed essere membri dell’Unione europea”.

Neanche il governo di Sua Maestà ha gradito la decisione presa dalla maggioranza della sua popolazione e subito ha aperto una raccolta firme su petition.parliament.uk. In poche ore oltre 2 milioni di Inglesi hanno firmato la petizione per la quale il referendum non è valido se non si arriva al 60% e se a recarsi alle urne non è almeno il 75% della popolazione.

La petizione verrà esaminata domani da una commissione incaricata, dal momento che la Legge prevede che una volta superate le 100.000 firme avvenga un esame da parte di una commissione esaminatrice. In caso l’esame avesse esito positivo la proposta verrebbe presentata in Parlamento.

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