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Brasile: forti “sell” sul real dopo downgrade a junk di Fitch
giovedì 17 dicembre 2015, di
I guai economici del Brasile non stanno di certo passando inosservati agli occhi degli analisti finanziari delle principali agenzie di rating internazionali. Dopo il downgrade di Standard & Poor’s al livello “junk” (spazzatura), è arrivata la volta di Fitch che ha deciso di declassare il rating sovrano del gigante sudamericano a BB+ da BBB- (sia quello denominato in valuta locale che in valuta estera). L’outlook per i prossimi trimestri è stato confermato a “negative”. Dunque, anche secondo Fitch, il merito di credito di lungo periodo del Brasile è oggi da considerare “junk”.
Gli specialisti dell’agenzia di valutazione del debito hanno sottolineato le proprie preoccupazioni per una crisi economica che si fa sempre più pesante, con una recessione peggiore del previsto. Inoltre le entrate fiscali dovrebbero diminuire molto nei prossimi mesi, complice il crollo dei prezzi delle materie prime. Sullo sfondo resta poi sempre l’incognita politica, con la richiesta di impeachment per la presidente in carica Dilma Russeff. Secondo Fitch esiste il rischio che l’instabilità politica crescente possa incidere sulla capacità del governo di mettere a punto le necessarie misure fiscali per stabilizzare l’economia.
L’agenzia di rating – nella nota a commento della decisione sul downgrade - ha evidenziato come nel terzo trimestre dell’anno il pil brasiliano sia sceso ancora a -1,7% su base congiunturale e addirittura a -4,5% su base tendenziale, a causa di un clamoroso crollo dei consumi e degli investimenti (in particolare quelli stranieri). Il 2015 dovrebbe chiudersi così con una pesante flessione del 3,7%, mentre il prossimo anno la recessione dovrebbe solo allentare la presa con un meno pesante, ma comunque preoccupante, calo del 2,5%. Sul fronte valutario sono tornate le vendite sul real brasiliano, che da inizio anno perde quasi il 50% sul dollaro. Male anche i bond governativi carioca, sui minimi da quasi 7 anni con uno yield intorno all’8% sulle scadenze lunghe.