Brasile: crollo del real e rischio fuga di capitali

Il Brasile sta attraversando una fase molto difficile per la sua economia e per ciò che concerne la stabilità del governo. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le spese ingenti effettuate dal governo guidato da Dilma Rousseff per la Confederations Cup e i Mondiali di Calcio del 2014. Le violenze e gli scontri con la polizia hanno fatto il giro del mondo. Tra l’altro l’origine della protesta dei brasiliani è stato l’aumento dei prezzi dei biglietti del trasporto pubblico, che però l’esecutivo carioca dovrebbe cancellare per evitare ulteriori disordini.

Il Brasile, come tanti altri paesi emergenti, sta soffrendo molto l’attuale congiuntura globale, che vede la Cina rallentare pericolosamente, i prezzi delle commodity in calo e gli Stati Uniti pronti a ridurre gli stimoli monetari. Da poco la Banca Centrale brasiliana è dovuta intervenire per fermare l’inflazione, ormai a un passo dal target del 6,5% del governo, alzando nuovamente i tassi di interesse fino all’8%.

Il pil del primo trimestre (+0,6%) è stato molto deludente e ora le stime per l’intero 2013 potrebbero essere diminuite fino al 2,5% a/a dal 3,5% precedente. Il pericolo ora però è un altro. Riguarda l’aumento del rischio-paese, che si traduce in un incremento dei tassi sui bond, dei CDS e soprattutto il crollo della moneta. Nell’ultimo mese il real brasiliano ha perso quasi il 10% sul dollaro americano.

Il Banco do Brasil è dovuto intervenire per fermare la discesa senza freni del real, attingendo a 5,7 miliardi di dollari delle proprie riserve valutarie e mettendo in atto operazioni di swap su valuta. Le riserve si stanno assottigliando e ora c’è il rischio concreto di una fuga di capitali dal paese. La speculazione sta iniziando a mordere, il governo brasiliano si prepara per una difficile battaglia.