Home > Altro > Archivio > Borsa di Tokyo in tilt e in profondo rosso: ordini “pazzi” potevano mettere (…)
Borsa di Tokyo in tilt e in profondo rosso: ordini “pazzi” potevano mettere in ginocchio il Nikkei
giovedì 2 ottobre 2014, di
Ciò che è successo stanotte alla borsa di Tokyo è assolutamente singolare e fuori dai consueti schemi dei mercati finanziari. Alle ore 9.25 locali, ovvero cinque minuti prima che aprisse la principale piazza finanziaria giapponese, sono arrivati ai terminali delle contrattazioni over-the-counter ben 40 ordini di acquisto e vendita pari a un controvalore di 617 miliardi di dollari, un importo superiore addirittura al pil svedese.
Questi maxi-ordini sono stati cancellati prima di essere eseguiti, evitando così alla borsa nipponica una vera e propria catastrofe finanziaria come accaduto a Wall Street durante alcuni clamorosi crash (come quello del 1987). L’ordine più rilevante riguardava 1,96 miliardi di azioni Toyota, ovvero un ammontare in grado di coprire il 57% della capitalizzazione di mercato del maggiore produttore di auto al mondo. Altri ordini folli sono stati rinvenuti su Sony, Honda, Nomura e Canon.
La JSDA, ovvero la Japan Securities Dealers Association ha ricevuto la segnalazione degli errori da un proprio membro, che comunque ha chiesto di non essere identificato. La motivazione più plausibile a un simile clamoroso errore è che un broker abbia scambiato il numero di azioni per il controvalore monetario. Quei minuti di pura follia alla borsa di Tokyo riaccendono il dibattito sulle responsabilità di broker e market maker nell’ambito dell’intermediazione degli ordini sui mercati finanziari.
Questa volta non ci sono state ripercussioni negative e si è evitata la catastrofe per gli operatori della borsa giapponese davvero per un soffio. In passato non sempre è andata così e qualche società stava addirittura rimettendoci le penne. Ad esempio nel 2012 la Knight Capital, uno dei maggiori market maker a stelle e strisce, stava per fallire a causa di una serie di ordini pazzi partiti dai suoi computer.
Nel 2009 Ubs fece un ordine di 3 trilioni di yen di bond convertibili Canon e nel 2005 la Mizuho Financial non cancellò per tempo un maxi-ordine su J-Com, accusando poi una perdita monstre di 27 miliardi di yen. Stamattina la borsa di Tokyo ha comunque chiuso in profondo rosso: l’indice azionario Nikkei-225 ha perso il 2,6% a 15.661,99 punti, dopo che di recente aveva toccato i massimi degli ultimi 7 anni.