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Bini Smaghi: dimissioni. E l’indipendenza della BCE?

venerdì 11 novembre 2011, di Nadia Fusar Poli

BINI SMAGHI, BCE. Lorenzo Bini Smaghi si è dimesso dal suo incarico di membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea concludendo, di fatto, uno scontro diplomatico tra Francia e Italia, ma sollevando dubbi sull’ indipendenza della BCE.

La scelta di Bini Smaghi di lasciare l’ Eurotower e volare ad Harvard, dove si insedierà presso la prestigiosa Università, potrebbe rivelarsi solo una soluzione provvisoria e di rappezzo, poiché il suo nome sta circolando a Roma quale possibile candidato per un posto ministeriale. Bini Smaghi era stato messo sotto pressione perché lasciasse l’incarico dopo la nomina del collega italiano Mario Draghi a capo della BCE, lasciando la Francia priva di propri rappresentanti nel board dell’ Istituto di Francoforte. L’ultimo francese era stato Jean-Claude Trichet.

Bini Smaghi, che lascia prima del termine ufficiale del suo mandato, aveva insistito per ottenere un incarico di pari caratura, ed evitare in tal modo di dar l’impressione che la pressione cui era stato sottoposto, avrebbe potuto compromettere l’indipendenza della BCE. Le dimissioni di Bini Smaghi - membro del comitato esecutivo della BCE dal 2005 - potrebbero rendere la banca vulnerabile alle accuse di aver ceduto alle pressioni politiche provenienti dalla Francia.

Jean-Claude Trichet e altri membri della BCE hanno fatto cerchio attorno al banchiere fiorentino, difendendo l’ indipendenza della BCE e, fonti vicine ai fatti, hanno anche riferito che la banca avrebbe altresì cercato un parere giuridico interno nel caso in cui Bini Smaghi fosse stato costretto ad andarsene, nel quadro di un accordo tra Francia e Italia.

L’uscita di scena di Bini Smaghi, segna anche la perdita di un altro esperto uomo politico della BCE quest’anno, dopo l’addio di Jean-Claude Trichet, Axel Weber e Juergen Stark, sostituiti da giovani politici che hanno tutti meno esperienza della banca centrale, anche se sembrano avere un approccio più flessibile rispetto ad alcuni dei loro predecessori. Questo potrebbe tradursi in un maggior pragmatismo della BCE, secondo gli analisti.

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Il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva accettato di appoggiare la nomina di Mario Draghi, con la promessa che Bini Smaghi si sarebbe fatto da parte, lasciando il proprio posto a un francese. Ma Bini Smaghi si era rifiutato di farlo, creando tensioni tra Italia e Francia, e diventando il pomo della discordia tra i due paesi.

Con una mossa a sorpresa il primo ministro italiano Silvio Berlusconi aveva nominato Ignazio Visco quale successore di Draghi a capo della Banca d’Italia, preferendolo a Bini Smaghi. Il banchiere fiorentino, beffato, si era impuntato e trincerato dietro lo status di organismo indipendente della Bce, inasprendo ulteriormente gli umori.

Al vertice dell’Unione europea, tenutosi a Bruxelles nel mese di ottobre, Berlusconi aveva ammesso di essere impotente di fronte alla situazione. Bini Smaghi non poteva essere costretto a lasciare il board. Il premier aveva riferito ai giornalisti dopo l’incontro con Sarkozy: “Sarkozy ha cominciato a irritarsi ... Ad un certo punto ho detto a Sarkozy: ’Ma cosa dovrei fare? Ucciderlo?”

I principali candidati a succedere alla poltrona di Bini Smaghi sono il francese direttore del FMI Ambroise Fayolle e Benoit Coeure, un alto funzionario del Tesoro francese.
Xavier Musca, consigliere economico di Sarkozy, e Ramon Fernandez, capo del Tesoro francese, sembrano essere esclusi dai giochi. Entrambi sarebbero scelte naturali, ma nessuno dei due vuole l’incarico. Il nuovo membro del consiglio della BCE entrerà a far parte di una squadra più giovane e più pragmatica, sotto la guida della matricola Draghi, ritenuto essere più tecnocrate di Jean-Claude Trichet, da cui ha ereditato il testimone il 1 Novembre.
Joerg Asmussen - vice ministro delle finanze che non ha alcuna esperienza diretta di banche centrali ed è più un “negoziatore dietro le quinte” e problem solver - andrà a sostituire il suo connazionale, il falco Juergen Stark.

Le dimissioni del banchiere fiorentino rappresentano anche l’ultimo cambio di leadership della banca, in coincidenza con l’aggravarsi della crisi del debito della zona euro, di cui l’Italia sembra essere diventato il nuo epicentro.

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