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Bernanke: dal cliff al rischio default. Il discorso all’Università del Michigan

martedì 15 gennaio 2013, di Federica Agostini

Ospite presso l’Università del Michigan, Ben Bernanke, Governatore della Federal Reserve, parla di debito, di fiscal cliff, di quantitative easing e di ripresa economica e lo fa portando la comunicazione della banca centrale americana verso il Ventunesimo secolo, rispondendo ad alcune domande pervenute da Twitter all’Hashtag #FordSchoolBernanke.

Bernanke: il discorso all’Università del Michigan

Diversi, dunque, i temi toccati dal Governatore durante il suo intervento all’Università del Michigan:

  • Tetto al debito
    E’ necessario, spiega Bernanke, che il Congresso raggiunga un accordo per alzare il tetto al debito perché c’è il serio rischio che il Governo si trovi nell’impossibilità di onorare i pagamenti e, di conseguenza, il default è una minaccia quanto mai concreta, le cui conseguenze sarebbero disastrose per gli Stati Uniti e per tutta l’economia mondiale.
  • Ripresa economica
    Insoddisfacente, è così che Bernanke definisce la ripresa economica USA, ancora troppo fragile perché possa dirsi effettiva. "C’è ancora molta strada da fare prima che possiamo considerarci soddisfatti", spiega Bernanke.
    Direttamente collegato alla ripresa economica è poi il tema del lavoro: "ci vuole un mercato più forte". La creazione di nuova forza lavoro e di nuovi posti, ha spiegato, è l’elemento chiave per determinare una ripresa economica che sia solida e robusta (non a caso la Fed ha ancorato i propri tassi di riferimento al tasso di disoccupazione del 6.5%).
  • Inflazione
    Non c’è di che temere, spiega il numero uno della Fed all’Università del Michigan, la banca centrale statunitense ha tutti gli strumenti necessari a controllare l’inflazione e a poter intervenire prima che questa diventi un problema. Bernanke commenta così il tema dell’inflazione, temuto da alcuni come diretta conseguenza del piano di acquisti messo in atto dalla Fed.
  • Tassi di interesse e quantitative easing
    "La cosa peggiore che la Federal Reserve possa fare è quella di alzare prematuramente i tassi di interesse" e, considerando la ripresa modesta e il rischio di inflazione costantemente monitorato, non c’è alcuna ragione per la quale la Fed possa decidere di interrompere il piano di acquisto Titoli.

Dal cliff al default. Da Obama a Bernanke

Dopo il duro intervento di Obama sul rischio default che corre l’America, Bernanke parla all’Università del Michigan riferendosi all’accordo raggiunto sul fiscal cliff e dice "è stato un buon inizio", ma ora è necessario che il Congresso agisca "rapidamente" per alzare il tetto al debito, la cui sostenibilità è la più grande sfida fiscale sul lungo periodo per gli Stati Uniti.

#Bernanke su Twitter

Innovazione nel sistema comunicativo della Federal Reserve, per la prima volta ieri il Chairman Bernanke ha risposto alle domande social che scorrevano veloci all’Hashtag #FordSchoolBernanke.

Riguardo alla moneta di platino da 1.000 miliardi, Bernanke commenta "non credo che sia il modo giusto di affrontare il problema, anzi non credo che (la moneta in questione) possa essere d’aiuto in alcun modo".

Da Twitter, molte domande sull’inflazione che secondo Bernanke "non è eccessivamente lontana dal target" e visto che la politica dei tassi di interesse a zero rientra nelle misure non-convenzionali, la Fed ci tiene a monitorare la situazione da vicino, perché è consapevole dei costi e dei rischi dell’attuazione di tali politiche monetarie.

Che Bernanke voglia dare il via ad una nuova era della comunicazione della b? I comunicati e le pubblicazioni della Federal Reserve sono spesso criptici e fruiti da una minoranza (per lo più specializzata); avvicinare la comunicazione della banca centrale ad un pubblico più ampio, spiega Bernanke, "non ha niente a che vedere con la finanza", ma è una questione politica, di condotta. Il web e i social, conclude Bernanke, sono diventati parte integrante dello scambio intellettuale e per questo è giusto sostenere il progetto AuditTheFed che punta ad una maggiore trasparenza comunicativa da parte della Federal Reserve.

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