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Bailout di Cipro: siamo all’inizio di un altro ciclo di crisi? Le prime previsioni

lunedì 18 marzo 2013, di Erika Di Dio

Durante il fine settimana, i leader ciprioti e della troika hanno tirato su un accordo di salvataggio per la terza economia più piccola dell’Eurozona. Il fatto è che ora la struttura attuale del bailout sta ispirando i cittadini ciprioti a svuotare i loro conti in banca.

Come è successo?

A metà del 2012, Cipro è entrata nel sistema di bailout della zona euro, quando ha chiesto un pacchetto di salvataggio dalla Troika. Il disastro della ristrutturazione del debito greco ha avuto grandi ripercussioni sull’isola e ha aggravato i suoi problemi già esistenti con un debito pubblico crescente, declassamenti di rating del credito, e un’economia vacillante.

Tali problemi hanno lasciato Cipro con una contrazione del PIL del 3,4% nel 4° trimestre 2012, un rapporto debito-PIL del 127% nel 3° trimestre 2012, che è secondo solo a quello della Grecia del 153% tra le nazioni della zona euro, e un tasso di disoccupazione del 12%. Con il governo molto lontano dal trovare una soluzione e le due maggiori banche dell’isola, Cyprus Popular Bank PCL e Bank of Cyprus PCL, in costante perdita di denaro, i leader ciprioti hanno deciso di intensificare le loro richieste di salvataggio.

Cosa comprende il bailout?

Dopo aver "macinato" dei numeri, a Gennaio si è stabilito che Cipro avrebbe avuto bisogno di oltre 17 miliardi di euro per riparare le proprie finanze, di cui 10 miliardi che sarebbero stati necessari per il solo scopo di stabilizzare il sistema bancario.

Per siglare l’accordo di salvataggio e contribuire a portare il rapporto debito/Pil di Cipro al 100%, la zona euro ha deciso di imporre una tassa su tutti i depositi bancari. I depositi sotto i 100.000 euro andranno tassati ad un tasso del 6,75%, mentre quelli più grandi saranno colpito con una tassa impressionante del 9,9%. Se il governo di Cipro darà l’ok a questo piano, l’imposta potrebbe già essere attiva prima dell’orario di apertura delle banche martedì e potrebbe raccogliere così gli stimati 5,8 miliardi di euro.

Per le loro difficoltà, i cittadini di Cipro riceveranno azioni della banca. Sì, è pur vero che non se ne andranno a mani vuote, ma non stanno comunque esattamente ottenendo l’affare più leggero che ci sia. Ricordate, queste banche sono praticamente in bancarotta! Nel frattempo, coloro che decidono di mantenere i loro fondi per almeno altri due anni, riceveranno titoli di Stato.

Interessante notare che Nicosia, la capitale di Cipro, ha deciso di procedere ancora, facendo piani per aumentare la sua corporate tax rate dal 10% al 12,5%. Inoltre ha adottato misure proattive per aiutare le finanze in difficoltà del paese, imponendo una tassa sul reddito da interessi e rivedendo la sua legislazione in materia di riciclaggio del denaro.

Come stanno reagendo i mercati?

Non sorprende che i ciprioti si siano precipitati al bancomat più vicino, appena hanno sentito la notizia delle imposte imminenti. Il fatto che le banche abbiano dei limiti di prelievo di 400 euro non ha impedito loro di svuotare diverse macchinette durante il fine settimana.

Cosa preoccupa di più gli investitori è la possibilità che la corsa agli sportelli potrebbe estendersi al di là dell’isola. Se si diffondesse una corsa agli sportelli, le banche della regione avrebbero più difficoltà a soddisfare i loro requisiti, il che potrebbe portare a debiti insoluti e una crisi bancaria più grande.

La preoccupazione sulle sventure della zona euro si è trascinata fino alla Nuova Zelanda e alle borse asiatiche non appena i mercati si sono aperti oggi. Nella scena forex, l’euro ha aperto con enormi spazi al ribasso contro le altre valute. EUR/USD ha aperto con 120 pip in meno rispetto al prezzo di chiusura di venerdì, mentre EUR/JPY ha iniziato la settimana con un enorme perdita di 240 pip.

Con il parlamento di Cipro che dovrebbe dare il via al piano di salvataggio oggi, non sarei sorpreso di vedere maggiore debolezza per l’euro. Dopo tutto, se l’accordo viene siglato, c’è una buona probabilità che i mercati possano spostare la loro attenzione nei confronti dei paesi più indebitati come la Grecia, la Spagna e l’Italia per trovare segnali di una corsa agli sportelli. Per quanto mi dispiace dirlo, questo potrebbe benissimo essere l’inizio di un altro ciclo di crisi del debito della zona euro.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Babypips

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