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BCE: ecco qual è il piano anti-deflazione. Cosa accadrà all’euro?
martedì 3 giugno 2014, di
Giovedì 5 giugno è in programma il meeting della BCE, che si prepara ad annunciare le proprie mosse per combattere il rischio di deflazione (o meglio ancora di disinflazione), l’euro troppo forte che frena l’export e la stretta creditizia. Le aspettative sono davvero notevoli, soprattutto dopo che lo scorso 8 maggio Mario Draghi ha dichiarato che l’intero Comitato Direttivo dell’Eurotower era d’accordo sulla possibilità di implementare misure monetarie non convenzionali per rilanciare la fragile economia dell’eurozona e scongiurare i rischi legati a un pericoloso scenario deflazionistico. Prima di assistere alle mosse della BCE ci sarà un ultimo banco di prova per l’inflazione: oggi sarà pubblicato il risultato preliminare sull’indice dei prezzi al consumo per il mese di maggio, atteso stabile allo 0,7% (lo stesso di aprile).
Secondo un recente sondaggio effettuato da Nomura, il taglio dei tassi di interesse centrali appare scontato: la probabilità di assistere alla riduzione del costo del denaro, dall’attuale minimo storico dello 0,25%, viene stimata intorno al 95%. Si pensa che Draghi opterà per una sforbiciata da 10-15 punti base oppure sarà fissato un corridoio per i tassi tra lo 0% e lo 0,25%. Un’altra opzione molto gettonata è il taglio del tasso sui depositi overnight su valori negativi dall’attuale 0%: qui viene assegnata una probabilità pari al 90%. In questo modo le banche europee sarebbero meno invogliate a parcheggiare liquidità nei forzieri della BCE, favorendo così il rilascio dei prestiti alle imprese. Tra l’altro Société Générale stima che al momento siano presenti 56 miliardi di euro di depositi con scadenza compresa tra un giorno e un mese presso l’Eurotower.
La BCE ha poi fatto intendere di voler combattere la frammentazione nel credito in Europa, visto che le aziende dei paesi europei più deboli (italiane, spagnole, portoghesi, ecc.) sono ancora costrette a fare i salti mortali per ottenere prestiti a buon mercato nonostante i bassi tassi di mercato, rispetto ad esempio alle aziende dei paesi del Nord Europa (in particolare tedesche). Si parla del rilancio del mercato degli Abs, ovvero i crediti cartolarizzati. BCE e Bank of England hanno già firmato un documento d’intenti per una maggiore regolamentazione del settore degli Abs, ma questa opzione potrebbe richiedere del tempo prima di sortire effetti positivi sul credito. Un’alternativa immediatamente percorribile sarebbe, invece, il lancio di una nuova Ltro, questa volta però condizionata al credito delle imprese (le due tranche di fine 2011 e fine febbraio 2012 servirono soprattutto per il rilancio dei bond sovrani della periferia europea).
Draghi ha fatto invece capire di non voler implementare un vero e proprio piano di quantitative easing, che de facto sarebbe un programma di monetizzazione del debito che andrebbe a svalutare subito l’euro. Simili misure monetarie non convenzionali non rientrano nei Trattati europei e avrebbero certamente la ferrea opposizione dei “falchi” tedeschi del board della BCE. Il piano diretto di acquisto di asset, in stile FED o Bank of Japan, resta un’opzione di extrema ratio ma difficilmente praticabile a meno che l’economia dell’eurozona non dovesse finire in una spirale deflazionistica e/o in una nuova pesante recessione. Sul mercato valutario l’euro, che sta perdendo colpi da quasi un mese, potrebbe accelerare ancora al ribasso per puntare a quota 1,33 dollari o anche 1,30 dollari entro la fine del primo semestre dell’anno.