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Arretrati pensioni: NO alla rivalutazione dall’Inps per il 2012-2015

lunedì 30 gennaio 2017, di Roberto Rais

L’Inps sta respingendo le richieste di rivalutazione delle pensioni per gli anni dal 2012 al 2015, affermando che l’Istituto avrebbe già pienamente adempiuto dando esecuzione alle previsioni contenute nel dl n. 65/2015, poi convertito in legge n. 109/2015.
Insomma, porta serrata dinanzi a quei pensionati che avevano richiesto la piena applicazione della sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale.

Stop alla rivalutazione pensioni

La vicenda riguarda la mancata rivalutazione delle pensioni percepite tra il 2012 e il 2015, come stabilito dal decreto Salva Italia. Il blocco riguardava solo gli anni 2012 e 2013, e le pensioni sopra quota 1.405 euro lordi (tre volte il minimo Inps), o 1.217 euro netti. Il blocco è poi stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza n 70/2015, in quanto oltre i limiti di ragionevolezza e di proporzionalità.

Il d.l. 65/2015
Alla sentenza della Corte Costituzionale ha poi fatto seguito il dl n. 65/2015, convertito dalla legge n. 109/2015, che ha introdotto due nuove discipline: la prima per sistemare la mancata rivalutazione per il biennio 2012/2013, e la seconda per gli effetti per gli anni successivi, dal 2014 al 2016.

Le richieste dei pensionati

Il dl n. 65/2015 non ha ripristinato in pieno la perequazione, quale conseguenza naturale della sentenza della Corte Costituzionale, ma ha dettato nuove regole di valutazione, limitandosi a tenere conto di quanto scelto dalla Consulta. Proprio per questo motivo molti pensionati hanno domandato all’Inps una piena applicazione della sentenza in questione, con conseguente nuova corresponsione delle somme a titolo di rivalutazione.

Il NO dell’Inps alla rivalutazione delle pensioni

Negli ultimi giorni sono tuttavia giunte le prime risposte da parte dell’Inps, che pur non dichiarando se le richieste siano o meno fondate (d’altronde, una simile posizione può essere assunta solo dal giudice), ha fornito importanti e chiare indicazioni alle sedi territoriali, chiedendo di rigettare simili istanze.

Contemporaneamente, l’Istituto ha tuttavia richiesto alle proprie sedi territoriali di non archiviare definitivamente la vicenda, bensì di tenere in debita evidenza le istanze, anche con lo scopo di fornire una documentazione idonea all’avvocatura, nell’ipotesi in cui questa si trovasse nella necessità di costituirsi in giudizio in difesa dell’Inps.

Una possibilità che a quanto pare non è poi così remota, visto e considerato che molti dei pensionati delusi dal comportamento dell’Inps potrebbero far riprendere in mano la questione ai propri avvocati, andando tenacemente avanti della querelle con l’istituto nazionale di previdenza sociale.

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