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Agenda macro 28 dicembre 2018: inflazione tedesca vista in raffreddamento
venerdì 28 dicembre 2018, di
L’agenda macroeconomica di oggi vede come protagonisti la Germania con i dati preliminari sull’inflazione di dicembre e gli Stati Uniti d’America con l’indice dei direttori d’acquisto di Chicago.
Nel grafico l’andamento dell’indice CPI su base annua in Germania; fonte: Bloomberg
Nel corso del 2018 i prezzi al consumo praticati in Germania sono cresciuti a vista d’occhio su base annua, raggiungendo il picco più alto due mesi fa, ad ottobre. Erano dieci anni precisi che le spinte inflazionistiche della prima economia d’Europa non raggiungevano la soglia del 2,5%.
Il surriscaldamento dell’inflazione su base regionale e aggregata ha portato la Banca Centrale Europea a ritenere andato a buon fine il programma di stimoli monetari teso a riportare la crescita dei prezzi sul livello target del 2%. Pertanto il dato di domani è cruciale per completare il quadro d’insieme del 2018 e stabilire se l’insieme dei provvedimenti messi in campo dall’Eurotower dal 2011 in poi è servito alla causa.
Secondo le aspettative raccolte da Bloomberg il dato in uscita domani è atteso in calo all’1,9% su base annua, mentre sul mese precedente il rialzo dei prezzi dovrebbe essere dello 0,3 per cento contro lo 0,1% precedente. Un dicembre più forte, quindi, rispetto a novembre di quest’anno, ma meno vigoroso nel confronto con il pari mese dello scorso anno.
Negli Usa il polso dei direttori d’acquisto di Chicago
Nel pomeriggio il focus passerà come di consueto negli States dove il dato macroeconomico più importante è atteso alle 15:45 italiane, l’indice dei direttori d’acquisto dell’area di Chicago. Lo scorso mese la rilevazione di Market News International ha ampiamente sbalordito gli analisti: l’indice è infatti salito da 58,4 punti a 66,4 punti contro stime che lo vedevano stabile a 58,5 punti. Anche stavolta il consensus non è dei migliori: le stime raccolte presso 26 economisti negli Stati Uniti vedono l’indice in calo da 66,4 a 60,3 punti.
Nel grafico la distribuzione delle stime raccolte presso 26 analisti delle maggior banche d’affari negli Usa; fonte: Bloomberg

