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Abolizione PRA, cosa cambia? Novità, aspetti burocratici, vantaggi
domenica 20 settembre 2015, di
Con la riforma della pubblica amministrazione è stata prevista l’abolizione del PRA, il pubblico registro automobilistico in vigore dal 1927.
Cosa cambia con questo provvedimento? Quali novità e quali vantaggi comporta? Vediamolo di seguito.
Abolizione PRA, cosa cambia?
L’abolizione del PRA comporta che l’archivio dei cosiddetti beni mobili registrati (autocarri, automobili, motocicli e affini) verrà gestito interamente dalla Motorizzazione. La proprietà del mezzo verrà quindi certificata con la sola carta di circolazione, senza più bisogno del certificato di proprietà.
Abolizione PRA, cosa cambia a livello burocratico?
L’abolizione del PRA comporta più che altro cambiamenti per quanto riguarda la documentazione burocratica sui beni mobili registrati; non sono invece previste modifiche con riferimento al loro status giuridico: ciò significa che per i mezzi di trasporto rimangono necessari la dichiarazione di vendita nel caso di veicolo nuovo o dell’atto di vendita per quelli usati (oltre all’obbligatorietà dell’autentica della firma da parte di un notaio o di un funzionario della Motorizzazione oppure di privati autorizzati quali le agenzie di pratiche auto). Rimangono inoltre soggetti a eventuale fermo di Equitalia o a ipoteca.
Abolizione PRA, addio al certificato di proprietà
Come accennato più sopra, una delle conseguenze dell’abolizione del PRA è l’addio al certificato di proprietà che verrà sostituito dalla carta di circolazione. La carta di circolazione diventa infatti un documento unico che testimonierà anche la proprietà del mezzo.
Abolizione PRA, quali sono i vantaggi?
I vantaggi dell’abolizione del PRA sono tutti per i contribuenti, Secondo le statistiche, infatti, il pubblico registro comporta agli italiani un costo annuale di circa 230 milioni, risultato dei 27 euro sborsati da circa 8 milioni di possessori di veicoli a motore. A questi bisogna aggiungere 48 euro di imposte di bollo sulla vendita di ogni auto e per il conseguente certificato di proprietà.
L’abolizione del PRA si inserisce infatti in un progetto che mira a tagliare tasse e sprechi evitabili legati al mondo dei mezzi di trasporto. Rimane in vigore la cosiddetta IPT, ossia l’imposta provinciale di trascrizione, pagata per ogni immatricolazione e per i passaggi di proprietà dei veicoli usati.
Inizialmente era stata annunciata l’abolizione anche di questa imposta ma l’assenza di coperture economiche ha portato il governo a fare marcia indietro su quanto annunciato.
Il dibattito sugli sprechi che mira a introdurre misure volte ad evitarli va avanti da tempo e coinvolge anche l’Aci che, tra società collegate, partecipate e consulenze di varia natura conta al proprio interno circa tremila dipendenti.
L’abolizione del PRA, dunque, deve essere un primo passo di un progetto più grande di razionalizzazione delle spese e delle risorse.