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Terremoto, allarme nuove scosse: le dighe e le zone più a rischio per la Commissione

martedì 24 gennaio 2017, di Alessandro Cipolla

Ci potrebbero essere nuovi terremoti in Centro Italia anche di magnitudo 7. Questo è l’allarme lanciato dalla Commissione grandi rischi nella sua ultima relazione alla Protezione Civile.

La possibilità di un nuovo terremoto con una magnitudo anche 7 nel Centro Italia apre nuovi scenari inquietanti, in una zona già tormentata e devastata dai sismi che si susseguono dalla maledetta notte del 24 agosto.

Nella relazione della Commissione grandi rischi si legge come i quattro terremoti della mattina del 18 gennaio potrebbero aver risvegliato faglie sismiche finora silenti, raccomandando la massima attenzione soprattutto per edifici pubblici e dighe.

Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento

Queste sono le parole del presidente della Commissione grandi rischi Sergio Bertucci, con un nuovo possibile terremoto di grande potenza che potrebbe creare in Abruzzo un devastante effetto-Vajont.

Tutti gli occhi quindi al momento sono puntati sul Lago di Campotosto.

Terremoto, il rischio Vajont per le dighe

La relazione della Commissione grandi rischi ha certamente aumentato la paura e la tensione nel Centro Italia. Per Bertucci il rischio c’è e non può essere sottovalutato, invitando quindi cittadini e Istituzioni a prendere le giuste precauzioni.

Non possiamo essere rassicuranti, ma non vogliamo nemmeno creare panico. Bisogna essere prudenti, e per un cittadino questo potrebbe voler dire ad esempio contattare un ingegnere strutturista per controllare la stabilità della propria casa.

Se per le abitazioni private l’invito del presidente della Commissione grandi rischi è quello di monitorare e far controllare le proprie case, più delicato è il discorso riguardante le dighe ed un possibile effetto-Vajont.

Nella zona c’è il secondo bacino più grande d’Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago. Non c’è nessun pericolo imminente di un effetto Vajont. E’ importante continuare a monitorare l’evoluzione sismica in quella zona in quanto esiste un aumento della pericolosità dovuta ai movimenti della faglia.

Secondo Balducci quindi non ci sono pericoli imminenti per le dighe in questione, ma la situazione va costantemente monitorata perché i terremoti del 18 gennaio potrebbero aver riattivato una faglia che passa proprio sotto il lago di Campotosto.

Terremoto, quali sono le dighe a rischio?

Tutta l’attenzione al momento riguarda il Lago di Campotosto, in provincia de L’Aquila proprio al confine con il Lazio. Stiamo parlando del secondo bacino più grande d’Europa con i suoi 14 chilometri quadrati di estensione, molto pericolosamente vicino all’epicentro dei terremoti del 18 gennaio, da cui dista circa 10 chilometri.

Ma oltre a questo, c’è anche il fatto che proprio sotto al Lago di Campotosto ci sia una faglia che da anni risulta silente, ma che si potrebbe essere riattivata dopo gli ultimi eventi sismici. Se veramente si dovesse verificare un nuovo forte terremoto, come ipotizzato dalla Commissione grandi rischi, la situazione allora potrebbe farsi critica.

Nel Lago di Campotosto sono presenti tre dighe. La prima è quella di Poggio Cancelli che si trova nella parte Nord del bacino, la seconda è quella di Sella Pedicate a Sud e la terza a Est è quella di Rio Fucino.

Proprio sotto la diga di Rio Fucino passerebbe la faglia che tanto sta destando preoccupazione. Il pericolo è che un nuovo sisma possa provocare uno smottamento lungo le sponde, con il cedimento che potrebbe non essere contenuto dai 10 metri di diga che ci sono rispetto al livello dell’acqua. Un’eventualità questa che provocherebbe un nuovo tragico Vajont.

Il fatto che poi la diga di Rio Fucino sia di calcestruzzo preoccupa, visto che un terremoto di magnitudo 7 potrebbe aprire una frattura nel terreno ampia anche 90 centimetri. Una spaccatura di tale dimensioni determinerebbe nel caso una possibile fuoriuscita di acqua.

Secondo l’Enel comunque le dighe del lago di Campotosto non hanno fatto rilevare nessun danno finora. Il volume invasato al momento è pari circa al 40%, ma per precauzione dovrebbe essere ulteriormente diminuito.

Sempre l’Enel poi fa sapere che non ci sarebbero problemi neanche per la diga del Lago Scandarello, vicino Amatrice, per cui si era temuto dopo il violento terremoto del 24 agosto.

Terremoto, le zone ritenute più a rischio

Oltre che le dighe e le abitazioni private, il monito della relazione della Commissione grandi rischi riguarda naturalmente anche gli edifici pubblici. Scuole, ospedali e uffici vengono invitati ad essere costantemente monitorati.

La relazione di Bertucci ha allarmato di molto alcuni sindaci della zona. Per precauzione, il sindaco di Leonessa, in provincia di Rieti, ha deciso di tenere chiuse le scuole. Lo stesso ha fatto il suo collega di Montereale, provincia de L’Aquila, che ha lamentato anche come siano inagibili gli uffici municipali.

Proprio Montereale è una delle zone più tenute sotto osservazione. Il piccolo comune è stato l’epicentro dei terremoti del 18 gennaio, a causa del risvegliarsi della faglia che passa sotto il paese. La zona che va fino a L’Aquila è secondo gli esperti quella più a rischio di un nuovo forte terremoto.

In generale tutta la zona appenninica che va dal Monte Vettore al Monte Genzano è a rischio. Un territorio vasto, che interessa i parchi nazionali dei Sibillini, della Laga, del Gran Sasso e del Sirente-Velino.

In particolare però è il tratto tra L’Aquila e Montereale quello che desta più preoccupazione. Nella zona infatti ci sono numerose faglie che non hanno fatto registrare attività sismica negli ultimi anni.

Il timore è che le forti scosse degli ultimi mesi le abbia potute risvegliare, circostanza questa che potrebbe generare altri nuovi terremoti di elevata magnitudo.

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