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Petrolio in calo dopo le dichiarazioni dell’Arabia Saudita
martedì 23 ottobre 2018, di
Il prezzo del petrolio torna ad abbassare la testa di fronte all’Arabia Saudita, pronta a sua detta a giocare un ruolo più responsabile.
Tra pochi giorni entreranno in vigore le sanzioni di Donald Trump contro l’export iraniano, che limiteranno naturalmente la quantità di greggio in circolazione.
Il prezzo del petrolio ha ripetutamente reagito all’idea di un mercato non più "fornito" dall’Iran e più volte è tornato a rialzare la testa, riportando la quotazione del Brent sopra gli $80 e quella del Wti sopra i $70. Le dichiarazioni dell’Arabia Saudita, però, sono riuscite nuovamente a frenare l’avanzata del greggio.
Il prezzo del petrolio teme Arabia Saudita
Per cercare di far fronte al vuoto determinato dal minor export di Teheran, l’Arabia Saudita ha fatto un passo in avanti e ha già annunciato che cercherà di produrre di più nonostante il suo crescente isolamento rispetto al resto del mondo - ai rapporti internazionali del Paese non ha contribuito la vicenda del giornalista Jamal Khashoggi.
La retaliation da molti temuta è stata scongiurata dallo stesso ministro dell’Energia saudita Khalid al-Falih, secondo cui non vi è alcuna intenzione di "vendicarsi". L’Arabia Saudita, a sua detta, giocherà un ruolo “costruttivo e responsabile” sui mercati energetici.
Secondo Peter Kiernan di Economist Intelligence Unit, vendicarsi riducendo l’output sarebbe stato autodistruttivo per l’Arabia Saudita che avrebbe così perduto il suo ruolo di attore stabile e affidabile.
Tutti gli occhi degli investitori saranno ora puntati al prossimo 4 novembre, giorno in cui entreranno definitivamente in vigore le sanzioni statunitensi contro l’export dell’Iran.
Al momento della scrittura, intanto, il prezzo del petrolio Brent e quello del Wti stanno continuando a perdere quota rispettivamente a 78,01$ e 68,25$.