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San Marino rischia il crac: il buco è di €900 milioni (su un Pil di €1,5 miliardi)
martedì 21 novembre 2017, di
San Marino è a rischio crac. La Repubblica, che vanta un Pil di circa 1,5 miliardi, deve oggi fare i conti con un buco contabile di 900 milioni di euro.
Ad accentuare una crisi già evidente sono state le dimissioni rassegnate dall’appena nominato direttore generale della banca centrale, Raffaele Capuano.
Quella di San Marino appare a tutti gli effetti come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Il buco di bilancio da quasi un miliardo di euro ha portato a parlare di dissesto finanziario e ha nuovamente imposto riflessioni sul possibile crac in arrivo.
Le dimissioni
L’attenzione internazionale è tornata a focalizzarsi su San Marino. Il pericoloso crac finanziario dietro l’angolo ha avuto come immediata conseguenza le già citate dimissioni di Raffaele Capuano.
“Mancanza di certezze giuridiche dopo la perquisizione domiciliare dell’abitazione messa a mia disposizione dalla banca avvenuta in mia assenza e senza la mia autorizzazione”.
queste le motivazioni del direttore generale.
Le dimissioni, comunque, non sono state accettate dalla banca centrale poiché ad essere sotto esame sarebbe la gestione precedente e non quella attuale.
I dati del dissesto
Le banche della Repubblica hanno archiviato il 2016 con un buco di 900 milioni di euro. Cassa Risparmio di San Marino ha messo a segno rettifiche sugli attivi per oltre 500 milioni; il Gruppo Delta ha portato a casa altri 400 milioni di crediti riclassificati a zero; Asset Banca ha registrato un deficit di oltre 60 milioni e perdite di 160 milioni; Banca CIS ha cercato strenuamente ben 50 milioni di euro per coprire le sofferenze.
Le difficoltà del sistema finanziario hanno così generato il già citato buco contabile e hanno portato a parlare di crac. Viene infatti da chiedersi che cosa accadrebbe se i risparmiatori decidessero di dar vita ad una vera e propria corsa agli sportelli trascinando San Marino nel baratro.
Il crac, fanno notare gli osservatori, appare dietro l’angolo soprattutto alla luce della soluzione promossa dalla Repubblica che prevede di risanare i debiti di Asset e Cassa in nientemeno che 30 anni, offrendo contemporaneamente bond di Stato non negoziabili.