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Calciomercato al risparmio: l’Italia spende il 70% in meno dello scorso anno
giovedì 1 febbraio 2018, di
Anche per il calcio italiano la debolezza dell’economia si fa sentire. Nella finestra di gennaio del mercato di riparazione infatti sono stati spesi soltanto 32 milioni di euro dai venti club della nostra massima serie. Briciole rispetto alla Premier League inglese o alla Liga spagnola ma meno anche del campionato Argentino, dove fino a qualche anno fa facevamo spesa come fosse un discount.
In generale è tutto il panorama calcistico a vivere un momento di grandi cambiamenti: in Turchia c’è stato il primo acquisto di un calciatore in Bitcoin, Youtube invece è sempre più coinvolto nel business del pallone. Al contrario sembra che si stia sgonfiando il mercato cinese, protagonista negli ultimi anni di una serie di colpi ad effetto sul fronte della valutazione di acquisto dei calciatori.
Il flop del calciomercato invernale
Chi di candeline ne ha già spente un po’ non avrà difficoltà a ricordare la sfilza di campioni che hanno giocato nel campionato italiano, che fino a qualche anno fa era ritenuto da tutti come il più bello e affascinante al mondo.
Non erano solo i club di prima fascia a potersi permettere i grandi campioni, ma anche le cosiddette “provinciali” si potevano togliere sfizi di poter ingaggiare dei fuoriclasse. Zico all’Udinese, Junior al Pescara o Dirceu all’Avellino sono esempi eclatanti.
Fasti, questi, che al giorno d’oggi appaiono come pallidi ricordi sbiaditi: nella sessione di gennaio del calciomercato, in totale le venti squadre della nostra Serie A hanno speso soltanto 32 milioni, il 70% in meno rispetto lo scorso anno.
Se non fosse stato poi per squadre come Sassuolo, Genoa o Benevento, il conto sarebbe stato ancor più triste. Fa specie infatti vedere come Juventus, Milan, Roma e Napoli non abbiano sborsato neanche un euro nel calciomercato di riparazione.
La Lazio si è limitata ai 600.000 euro spesi per Caceres, l’Inter ai 450.000 euro per il prestito oneroso di Lisandro Lopez mentre soltanto la Fiorentina tra le big ha sborsato 4,5 milioni per assicurarsi le prestazioni del centrocampista Bryan Dabo.
Cifre che stridono se confrontate con quelle degli altri paesi. In Inghilterra a gennaio sono stati spesi 476 milioni, in Spagna 276 milioni (anche se il dato è “dopato” dai 160 milioni spesi nell’affare Coutinho), in Germania 73 milioni e in Francia 56 milioni di cui ben 25 per assicurarsi le prestazioni del giovane Pietro Pellegri del Genoa.
Anche l’Argentina ha speso più dell’Italia con un totale di 45 milioni mentre il Brasile, dove il Santos si è permesso di accollarsi quasi tutto lo stipendio di Gabigol, l’esborso è stato di 25,5 milioni, poco meno di quello italiano.
Aria di crisi?
Ci possono essere diverse chiavi di lettura dietro questo calciomercato al risparmio. Se guardiamo all’estero, il nostro campionato sembrerebbe non poter stare minimamente al passo di una Premier League o di una Liga.
Spendere tanti soldi però non sempre vuol dire fare ottimi affari. Basta vedere quello che sta succedendo in Cina, dove il governo di Pechino ha deciso di mettere un freno agli acquisti e agli ingaggi stratosferici degli ultimi anni, con la conseguenza che tanti campioni stanno facendo armi e bagagli dalla Super League dopo essersi comunque riempiti le tasche di yuan.
Non è un caso che i club inglesi puntualmente superano ogni record di spesa, ma alla fine negli ultimi anni in Champions hanno dominato i club spagnoli e la Juventus è riuscita ad arrivare in due finali nelle ultime tre edizioni.
Cifre pazze figlie di un calcio sempre più business e sempre meno sport. In quest’ottica il pallone nostrano è però molto indietro rispetto agli altri paesi. Senza contare la non presenza al Mondiale in Russia, la nostra situazione è catastrofica.
Abbiamo una Federazione che sta per essere commissariata così come la Lega di Serie A. Dopo ben due bandi, inoltre, ancora non siamo riusciti a vendere i diritti televisivi relativi al prossimo triennio.
Tutto questo mentre Youtube negli Stati Uniti sponsorizza la squadra del Los Angeles Fc ed è pronta a trasmettere alcuni incontri, così come anche Amazon si dice pronta a tuffarsi nel ricco mercato del pallone. Quanto ai diritti TV, l’ultimo club della Premier incassa quasi come un top club italiano.
Nello stesso momento in cui all’estero comprano giocatori attraverso pagamenti in Bitcoin (con la stessa criptovaluta si può acquistare un biglietto per visitare lo stadio del Real Madrid) e siglano contratti televisivi miliardari, da noi si litiga per le solite beghe di potere.
Il calcio quindi è un mondo in piena evoluzione mentre l’Italia è ferma al palo, ingessata da una sorta di ancien regime che non ha nessuna intenzione di lasciare spazio a chi può portare idee nuove, al patto che ci siano nel nostro paese figure che ne abbiano.