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Uruguay proclamato paese dell’anno dall’Economist. Ecco candidature e motivazioni
venerdì 20 dicembre 2013, di
Il premio al paese dell’anno può suonare un po’ strano, ma a pensarci bene non c’è modo migliore per coronare un 2013 caratterizzato da grandi sommovimenti geopolitici che hanno portato, conseguentemente, anche a importanti trasformazioni sociali. L’Economist ha quindi deciso di proclamare la nazione dell’anno, e la scelta è apparsa subito piuttosto ardua, anche in considerazione dei diversi criteri che si sarebbero potuti adottare per premiare un paese piuttosto che un altro.
I vincitori secondo i parametri economici: Sud Sudan, Irlanda e Estonia
Niente paura: nonostante si parli dell’Economist, infatti, si è scelto di non tenere in considerazione solo i freddi numeri per stabilire chi dovesse salire sul podio. Ma se proprio alle cifre vogliamo guardare, è giusto sottolineare i traguardi raggiunti da tre paesi in particolare: il Sud Sudan, che ha visto un vertiginoso aumento del suo Pil di ben il 30 per cento in più rispetto al 2012; l’Irlanda, sopravvissuta a una gravissima crisi economica e l’Estonia, con il debito pubblico più basso di tutta l’Unione Europea.
Governatori vs Popoli
Tuttavia, l’autorevole settimanale ha voluto dimostrare ai più di non avere una calcolatrice al posto del cuore, tenendo, anzi, a sottolineare quante nazioni degne del suo ambito riconoscimento ci fossero al mondo, anche se talvolta governate da leader forse non degni di tale ruolo. Sotto questo aspetto spicca la coraggiosa Ucraina, guidata da un presidente che adotta addirittura “modi da delinquente” come Viktor Yanukovich, o la Turchia, dove migliaia di persone si sono riversate in piazza contro il governo di Recep Tayyip Erdoğan.
Il matrimonio gay come indicatore di felicità
Ma tra i tanti successi meritevoli di lode, l’Economist ha voluto porre l’accento su quei percorsi riformativi che, se portati a compimento a livello globale, sarebbero in grado di migliorare il mondo intero. Tra questi spicca, forse a sorpresa, il matrimonio gay, tale da aumentare la felicità complessiva senza comportare alcun costo aggiuntivo per gli stati che lo hanno adottato: nel 2013 spiccano le Hawaii, la Nuova Zelanda, l’Inghilterra, la Francia e soprattutto l’Uruguay, balzato agli onori della stampa internazionale per essere stato il primo paese al mondo ad aver legalizzato la marijuana. Ed è proprio lui ad essere stato nominato paese dell’anno.
Legalizzazione, ma non solo
Matrimonio gay e legalizzazione della marijuana, è questa la ricetta vincente dell’Uruguay? Sarebbe ipocrita affermare che questi due fattori non abbiano influito in maniera decisiva per il conferimento del premio, ma non sono gli unici motivi. Parole di elogio da parte dell’Economist, infatti, vengono spese anche per il presidente uruguaiano, José Mujica, famoso tra i suoi cittadini per aver adottato uno stile di vita austero tale da far impallidire il grillino più radicale. Modesto ma coraggioso, lo definisce il settimanale britannico. Forse è questa la chiave del suo successo.